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Scudo fiscale, Camera: 270 i sì, 250 i no, 2 gli astenuti

Lo scudo fiscale è legge, sì alla Camera

Bagarre dopo le frasi di barbato. Fini: "Affermazioni gravi, valutiamo sanzioni"

L'Idv: "Berlusconi e governo mafiosi"

Napolitano firmerà, "non c'è amnistia". Il testo approvato anche grazie alle assenze nella minoranza

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2009-10-02

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2009-10-09

Fisco - L’estensione ai soggetti riconducibili al dominus dell’impresa

Lo scudo fiscale vale anche per le società

La circolare: le dichiarazioni personali non potranno essere utilizzate per gli accertamenti

ROMA - La copertura del­lo scudo fiscale si estende an­che alle società. Si tratta di un ampliamento "di fatto", pre­visto dalla tanto attesa circola­re applicativa del decreto che ha spianato la strada alla ter­za regolarizzazione delle som­me illecitamente esportate nel giro di appena sette anni, a cui i tecnici delle Finanze hanno lavorato per giorni e che potrebbe essere diffusa oggi.

Il documento dell’Agenzia delle entrate chiarisce che le operazioni di rimpatrio o di regolarizzazione effettuate da una persona fisica non po­tranno essere utilizzate per far partire un accertamento fi­scale o anche semplicemente nell’ambito di un controllo avviato magari per motivi di­versi nei confronti di una so­cietà di capitali di cui quel contribuente è il dominus. Proprio così: il dominus . Ter­mine latino che sta a indicare colui il quale esercita il con­trollo sull’azienda, come azio­nista di maggioranza o riferi­mento, oppure come ammini­stratore.

Va detto che nella circolare è ben spiegato come questa estensione di fatto ai soggetti "indirettamente riconducibi­li" al contribuente "domi­nus ", cioè le società, sia vali­do esclusivamente ai "fini tri­butari ". Precisazione d’obbli­go, tesa evidentemente a sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. Soprattut­to dopo le polemiche, violen­tissime, che hanno accompa­gnato la decisione della mag­gioranza di centrodestra di al­largare lo scudo fiscale anche a gravi reati penali, come il falso in bilancio, l’occulta­mento e la distruzione di do­cumenti contabili, fatture fal­se e altro ancora.

Per quale motivo gli uffici del Fisco hanno risolto di in­terpretare in senso ulterior­mente estensivo lo scudo, è presto detto. L’assenza di una copertura per le società, sia pure indiretta, avrebbe potu­to scoraggiare moltissimi pic­coli imprenditori dall’utilizza­re una sanatoria che li avreb­be messi personalmente al ri­paro dalle grane fiscali e giu­diziarie, rischiando però di ri­velarsi controproducente per la loro azienda, potendo rap­presentare una vera e propria "notizia di reato" in grado di innescare pericolosi accerta­menti tributari.

L’Agenzia delle entrate tie­ne a precisare che questa di­sposizione si giustifica con la necessità di impedire che lo scudo possa essere impiegato dal Fisco in senso sfavorevo­le a chi ne ha usufruito, per esempio al fine di accertare violazioni fiscali che non sa­rebbero coperte da quella sa­natoria. E questo in ossequio al principio, contenuto nel de­creto approvato dal Parlamen­to, che le operazioni di emer­sione non possono in alcun caso essere utilizzate, con l’unica eccezione dei procedi­menti in corso, con la finalità di colpire il contribuente.

Più prosaicamente, l’obiet­tivo è quello di evitare una perdita di gettito rispetto alle stime. Si parla di possibili rientri di capitali per 100 mi­liardi di euro: somma che ga­rantirebbe un introito di 5 mi­liardi per l’Erario. Lo scudo metterà poi al riparo dagli ac­certamenti, sottolinea il docu­mento, anche i cosiddetti sog­getti "interposti", cioè coloro attraverso i quali la persona fi­sica ha custodito all’estero i soldi o i beni.

Il tutto partendo da un con­cetto fondamentale, ribadito con estrema chiarezza nella stessa circolare. E cioè che chi farà lo scudo potrà evita­re di incorrere nella misura introdotta con un decreto leg­ge di qualche mese fa: la co­siddetta inversione dell’one­re della prova. Misura, che il Tesoro ritiene decisiva nella lotta ai paradisi fiscali, in ba­se alla quale non sarà più lo Stato a dover dimostrare che i denari detenuti all’estero so­no somme evase al Fisco, ben­sì il contribuente a dover for­nire la prova che non sono frutto di evasione. Questo sal­vacondotto garantito ai con­tribuenti scudati riguarda an­che i soldi depositati negli an­ni passati.

Ieri il direttore dell’Agen­zia delle entrate, Attilio Befe­ra, ha specificato che l’impor­to del 5% (è il prezzo per ade­rire alla sanatoria) delle som­me da rimpatriare o del valo­re dei beni da regolarizzare si dovrà pagare entro il prossi­mo 15 dicembre. "È evidente che terremo conto del fatto che il denaro non viene preso da sotto il materasso, ma ci sono delle tematiche tecni­che. Il momento fondamenta­le è il momento del versamen­to. Tutti gli altri atti ammini­­strativi necessari possono es­sere compiuti anche successi­vamente, in un ragionevole lasso di tempo", ha aggiunto.

Sergio Rizzo

09 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-04

DOSSIER - I PRECEDENTI DELLO SCUDO FISCALE

I condoni "mai più"

e gli incassi dimenticati

Cinque anni dopo non ancora riscossi 5,2 miliardi della misura del 2003. Ogni volta la promessa: sarà l’ultimo. Risultati quasi sempre al di sotto delle stime

Non chiamatelo condono. D’accor­do, si potranno rimpatriare i denari sot­tratti al fisco pagando il 5%, meno di un quarto della più bassa aliquota Ir­pef. D’accordo, con quel misero 5% si potranno sanare reati penali e al riparo dell’anonimato. Ma non chiamatelo condono. Come potete chiamarlo, allo­ra? Forse "un intervento che rientra nella strategia concordata a livello in­ternazionale per combattere i paradisi fiscali", come l’ha definito Giulio Tre­monti? O "sistemazione del passato", secondo lo strepitoso suggerimento del compianto deputato nazional allea­to Pietro Armani? Ma potreste anche non chiamarlo affatto. "I condoni fatti da questo governo sono stati pochissi­mi e per casi limitatissimi. È la sinistra, con la sua propaganda, a parlare di con­doni, in realtà mai avvenuti". Mai avve­nuti. Lo disse il Guardasigilli Roberto Castelli il 31 marzo del 2006 a Radio An­ch’io. Di lì a poco anche il nuovo gover­no di centrosinistra di Romano Prodi avrebbe fatto il suo bravo condono (l’indulto), ma sul fatto che durante i cinque anni precedenti non si fossero fatti condoni, beh… In un rapporto del novembre 2008 sulle sanatorie fiscali la Corte dei conti ne ha contati 13, soltanto fra il 2003 e il 2004. E lì i magistrati contabili non hanno avuto timore a chiamare "con­dono " anche il primo scudo fiscale, pa­pà della nuova sanatoria per i capitali illegalmente esportati. Quella che l' Av­venire , il quotidiano dei vescovi, che ha definito "una beffa" perpetrata dal "furbetto del governino" dopo essere stato allargato in Parlamento anche ai reati penali. Una bella botta per Tre­monti, che avendo all’inizio escluso tas­sativamente la non punibilità di nefan­dezze tipo il falso in bilancio, si è poi rassegnato: "Senza le modifiche del Parlamento lo scudo sarebbe stato un suicidio". Un suicidio? Già, "sarebbe stato un’autodenuncia penale".

Ci sarebbe da domandarsi che fine abbiano fatto le telecamere alle frontie­re (con la Svizzera?) che aveva promes­so di installare dopo il primo "scudo fi­scale del 2002-2003" per pizzicare gli spalloni che avessero continuato a fro­dare il fisco. Ma comunque, evviva la sincerità del ministro dell’Economia. Ma quella del deputato del Pdl Michele Scandroglio non è forse sincerità? "Non c'è dubbio che la teoria dei con­doni sia passibile di critiche. Però non dobbiamo nasconderci dietro un dito: gli italiani sono anche questo. Noi dob­biamo rappresentare al meglio la realtà che abbiamo, si fa quello che si può con quello che siamo".

Poco prima delle elezioni del 2008 Tremonti ha giurato davanti alle teleca­mere di Repubblica Tv: "Oggi non ci so­no più le condizioni per fare i condoni, che non certo ho fatto volentieri ma perché costretto dalla dura necessità. I condoni sono una cosa del passato". Concetto ribadito addirittura dal futu­ro premier Silvio Berlusconi, questa volta durante una video chat con il Cor­riere. it: "Basta con la stagione dei con­doni. La prossima sarà una stagione di forte contrasto all'elusione e all'evasio­ne fiscale". (31 marzo 2008). Adolfo Ur­so, esponente di An ora viceministro, dichiarava un paio di mesi prima: "Ven­go dalla cultura della legalità della de­stra e dico: mai più condoni di nessun tipo, nemmeno l’indulto".

Poi, quando l’Unione europea boc­ciò il condono Iva varato dal preceden­te esecutivo di centrodestra nel 2003 ri­tenendo che avesse "seriamente" dan­neggiato il mercato comune e favorito i contribuenti colpevoli di frode fisca­le, Tremonti commentò: "Messaggio ri­cevuto, per il futuro è impegno del go­verno escludere provvedimenti del ti­po oggetto della sentenza". (luglio 2008).

Ma non si potrebbe dire che il mini­stro dell’Economia non avesse mai ma­­nifestato ostilità verso le sanatorie. Di­ciotto anni fa, mentre l'ultimo governo di Giulio Andreotti stava per approva­re la terza sanatoria fiscale della storia repubblicana Tremonti scrisse in un editoriale del Corriere: "In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni ma mutando i fattori il prodotto non cam­bia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge". Passato quel condono, l'allora segretario generale delle Finanze Giorgio Benvenuto, in se­guito parlamentare del centrosinistra, promise: "Questo condono sarà l'ulti­mo ". Quattro anni più tardi arrivò il concordato fiscale. Ma il ministro Au­gusto Fantozzi sentenziò: "Credo che ormai l'epoca dei condoni sia tramonta­ta ". Mai previsione fu meno azzeccata. Sei anni dopo, ecco lo scudo fiscale e la raffica di sanatorie tributarie. Le pole­miche si erano appena smorzate quan­do, nell’estate del 2003, il sottosegreta­rio Giuseppe Vegas oggi viceministro all’Economia, azzardò: "In futuro non ci saranno altri condoni". Mentre il ca­pogruppo di Forza Italia Renato Schifa­ni ammoniva: "Siamo di fronte all’ulti­mo giro di boa di una riforma fiscale. Il cittadino sa benissimo che una volta varata non ci sarà più spazio per la cle­menza ". Pochi mesi dopo, la finanzia­ria 2004 reiterò il condono fiscale tom­bale. E toccò al successore di Tremonti, Domenico Siniscalco, ripetere ancora nel 2004: "La stagione dei condoni è fi­nita " .

Arriviamo quindi ai giorni nostri. Non che nel frattempo i vari condoni non siano stati rivendicati. Durante la campagna elettorale del 2006 Berlusco­ni arrivò ad affermare che "i condoni non sono poi così negativi, visto che l’Unità, l’Unipol e il signor Prodi, in una società in cui è presente un suo fa­miliare, ne hanno usufruito". Per con­cludere: "I condoni hanno portato mol­ti soldi all'erario e vi ha ricorso chi ave­va evaso le tasse durante il governo Prodi " .

Sul fatto che i condoni abbiano fatto ricco il Fisco, tuttavia, si potrebbe di­scutere. Secondo la Cgia di Mestre tutti i condoni, compresi quelli edilizi e pre­videnziali, varati dal 1973 a oggi avreb­bero garantito un incasso, attualizzato in valuta 2005, di 104,5 miliardi di eu­ro. Se fosse così, in trent’anni l'Erario avrebbe recuperato con le sanatorie l'evasione fiscale di un solo anno, che è appunto stimata in circa 100 miliardi di euro. Ma se fosse così. Una fonte al di sopra di ogni sospetto, e cioè la rivi­sta on-line dell’Agenzia delle Entrate Fi­scooggi. it ha calcolato invece che dal 1973 al 2003 lo Stato ha incassato con i principali condoni tributari, previden­ziali, assicurativi, valutari ed edilizi 26 miliardi di euro. Fatevi i conti sul nu­mero degli abitanti: 15 euro a testa l’an­no. L’equivalente di una pizza e una bir­ra, per fare strame di quel minimo di correttezza civica che esisteva in Italia. Soltanto in due casi, vale a dire con i condoni fiscali del 1982 e del 1992, si è superata la previsione di gettito. In al­tri casi, si è andati ri­dicolmente sotto le stime. Come se non bastasse, c’è stato pure chi ha aderito al condono ma poi non ha nemmeno pagato o pagato tut­to. La Corte dei con­ti nel novembre 2008 ha rivelato che a quella data resta­vano da incassare ancora 5,2 miliardi di euro dei 26 mi­liardi attesi per il condono 2003-2004, in base alle dichiarazioni pervenute alle Fi­nanze. Cinque mi­liardi su 26: il venti per cento.

In quel rapporto si racconta anche un altro particolare. E cioè che 34 mila persone fecero il condono tombale in forma anonima, avvalendosi di una fa­coltà prevista da quella sanatoria: pre­sentare al Fisco una "dichiarazione ri­servata ", come per lo scudo fiscale. Con il risultato di restare nell’ombra pure in quel caso. Ma il numero di 34 mila è soltanto una stima. Quando il magistrato della Corte dei conti ha chie­sto di avere i dati relativi a quelle di­chiarazioni "riservate" si è sentito ri­spondere dall'Agenzia delle entrate che, "trattandosi di dati sensibili", era­no "in possesso unicamente del mini­stro ". Ma potevano avere sulla coscien­za 34 mila suicidi?

Sergio Rizzo

04 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

DOSSIER - I PRECEDENTI DELLO SCUDO FISCALE

I condoni "mai più"

e gli incassi dimenticati

Cinque anni dopo non ancora riscossi 5,2 miliardi della misura del 2003. Ogni volta la promessa: sarà l’ultimo. Risultati quasi sempre al di sotto delle stime

Non chiamatelo condono. D’accor­do, si potranno rimpatriare i denari sot­tratti al fisco pagando il 5%, meno di un quarto della più bassa aliquota Ir­pef. D’accordo, con quel misero 5% si potranno sanare reati penali e al riparo dell’anonimato. Ma non chiamatelo condono. Come potete chiamarlo, allo­ra? Forse "un intervento che rientra nella strategia concordata a livello in­ternazionale per combattere i paradisi fiscali", come l’ha definito Giulio Tre­monti? O "sistemazione del passato", secondo lo strepitoso suggerimento del compianto deputato nazional allea­to Pietro Armani? Ma potreste anche non chiamarlo affatto. "I condoni fatti da questo governo sono stati pochissi­mi e per casi limitatissimi. È la sinistra, con la sua propaganda, a parlare di con­doni, in realtà mai avvenuti". Mai avve­nuti. Lo disse il Guardasigilli Roberto Castelli il 31 marzo del 2006 a Radio An­ch’io. Di lì a poco anche il nuovo gover­no di centrosinistra di Romano Prodi avrebbe fatto il suo bravo condono (l’indulto), ma sul fatto che durante i cinque anni precedenti non si fossero fatti condoni, beh… In un rapporto del novembre 2008 sulle sanatorie fiscali la Corte dei conti ne ha contati 13, soltanto fra il 2003 e il 2004. E lì i magistrati contabili non hanno avuto timore a chiamare "con­dono " anche il primo scudo fiscale, pa­pà della nuova sanatoria per i capitali illegalmente esportati. Quella che l' Av­venire , il quotidiano dei vescovi, che ha definito "una beffa" perpetrata dal "furbetto del governino" dopo essere stato allargato in Parlamento anche ai reati penali. Una bella botta per Tre­monti, che avendo all’inizio escluso tas­sativamente la non punibilità di nefan­dezze tipo il falso in bilancio, si è poi rassegnato: "Senza le modifiche del Parlamento lo scudo sarebbe stato un suicidio". Un suicidio? Già, "sarebbe stato un’autodenuncia penale".

Ci sarebbe da domandarsi che fine abbiano fatto le telecamere alle frontie­re (con la Svizzera?) che aveva promes­so di installare dopo il primo "scudo fi­scale del 2002-2003" per pizzicare gli spalloni che avessero continuato a fro­dare il fisco. Ma comunque, evviva la sincerità del ministro dell’Economia. Ma quella del deputato del Pdl Michele Scandroglio non è forse sincerità? "Non c'è dubbio che la teoria dei con­doni sia passibile di critiche. Però non dobbiamo nasconderci dietro un dito: gli italiani sono anche questo. Noi dob­biamo rappresentare al meglio la realtà che abbiamo, si fa quello che si può con quello che siamo".

Poco prima delle elezioni del 2008 Tremonti ha giurato davanti alle teleca­mere di Repubblica Tv: "Oggi non ci so­no più le condizioni per fare i condoni, che non certo ho fatto volentieri ma perché costretto dalla dura necessità. I condoni sono una cosa del passato". Concetto ribadito addirittura dal futu­ro premier Silvio Berlusconi, questa volta durante una video chat con il Cor­riere. it: "Basta con la stagione dei con­doni. La prossima sarà una stagione di forte contrasto all'elusione e all'evasio­ne fiscale". (31 marzo 2008). Adolfo Ur­so, esponente di An ora viceministro, dichiarava un paio di mesi prima: "Ven­go dalla cultura della legalità della de­stra e dico: mai più condoni di nessun tipo, nemmeno l’indulto".

Poi, quando l’Unione europea boc­ciò il condono Iva varato dal preceden­te esecutivo di centrodestra nel 2003 ri­tenendo che avesse "seriamente" dan­neggiato il mercato comune e favorito i contribuenti colpevoli di frode fisca­le, Tremonti commentò: "Messaggio ri­cevuto, per il futuro è impegno del go­verno escludere provvedimenti del ti­po oggetto della sentenza". (luglio 2008).

Ma non si potrebbe dire che il mini­stro dell’Economia non avesse mai ma­­nifestato ostilità verso le sanatorie. Di­ciotto anni fa, mentre l'ultimo governo di Giulio Andreotti stava per approva­re la terza sanatoria fiscale della storia repubblicana Tremonti scrisse in un editoriale del Corriere: "In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni ma mutando i fattori il prodotto non cam­bia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge". Passato quel condono, l'allora segretario generale delle Finanze Giorgio Benvenuto, in se­guito parlamentare del centrosinistra, promise: "Questo condono sarà l'ulti­mo ". Quattro anni più tardi arrivò il concordato fiscale. Ma il ministro Au­gusto Fantozzi sentenziò: "Credo che ormai l'epoca dei condoni sia tramonta­ta ". Mai previsione fu meno azzeccata. Sei anni dopo, ecco lo scudo fiscale e la raffica di sanatorie tributarie. Le pole­miche si erano appena smorzate quan­do, nell’estate del 2003, il sottosegreta­rio Giuseppe Vegas oggi viceministro all’Economia, azzardò: "In futuro non ci saranno altri condoni". Mentre il ca­pogruppo di Forza Italia Renato Schifa­ni ammoniva: "Siamo di fronte all’ulti­mo giro di boa di una riforma fiscale. Il cittadino sa benissimo che una volta varata non ci sarà più spazio per la cle­menza ". Pochi mesi dopo, la finanzia­ria 2004 reiterò il condono fiscale tom­bale. E toccò al successore di Tremonti, Domenico Siniscalco, ripetere ancora nel 2004: "La stagione dei condoni è fi­nita " .

Arriviamo quindi ai giorni nostri. Non che nel frattempo i vari condoni non siano stati rivendicati. Durante la campagna elettorale del 2006 Berlusco­ni arrivò ad affermare che "i condoni non sono poi così negativi, visto che l’Unità, l’Unipol e il signor Prodi, in una società in cui è presente un suo fa­miliare, ne hanno usufruito". Per con­cludere: "I condoni hanno portato mol­ti soldi all'erario e vi ha ricorso chi ave­va evaso le tasse durante il governo Prodi " .

Sul fatto che i condoni abbiano fatto ricco il Fisco, tuttavia, si potrebbe di­scutere. Secondo la Cgia di Mestre tutti i condoni, compresi quelli edilizi e pre­videnziali, varati dal 1973 a oggi avreb­bero garantito un incasso, attualizzato in valuta 2005, di 104,5 miliardi di eu­ro. Se fosse così, in trent’anni l'Erario avrebbe recuperato con le sanatorie l'evasione fiscale di un solo anno, che è appunto stimata in circa 100 miliardi di euro. Ma se fosse così. Una fonte al di sopra di ogni sospetto, e cioè la rivi­sta on-line dell’Agenzia delle Entrate Fi­scooggi. it ha calcolato invece che dal 1973 al 2003 lo Stato ha incassato con i principali condoni tributari, previden­ziali, assicurativi, valutari ed edilizi 26 miliardi di euro. Fatevi i conti sul nu­mero degli abitanti: 15 euro a testa l’an­no. L’equivalente di una pizza e una bir­ra, per fare strame di quel minimo di correttezza civica che esisteva in Italia. Soltanto in due casi, vale a dire con i condoni fiscali del 1982 e del 1992, si è superata la previsione di gettito. In al­tri casi, si è andati ri­dicolmente sotto le stime. Come se non bastasse, c’è stato pure chi ha aderito al condono ma poi non ha nemmeno pagato o pagato tut­to. La Corte dei con­ti nel novembre 2008 ha rivelato che a quella data resta­vano da incassare ancora 5,2 miliardi di euro dei 26 mi­liardi attesi per il condono 2003-2004, in base alle dichiarazioni pervenute alle Fi­nanze. Cinque mi­liardi su 26: il venti per cento.

In quel rapporto si racconta anche un altro particolare. E cioè che 34 mila persone fecero il condono tombale in forma anonima, avvalendosi di una fa­coltà prevista da quella sanatoria: pre­sentare al Fisco una "dichiarazione ri­servata ", come per lo scudo fiscale. Con il risultato di restare nell’ombra pure in quel caso. Ma il numero di 34 mila è soltanto una stima. Quando il magistrato della Corte dei conti ha chie­sto di avere i dati relativi a quelle di­chiarazioni "riservate" si è sentito ri­spondere dall'Agenzia delle entrate che, "trattandosi di dati sensibili", era­no "in possesso unicamente del mini­stro ". Ma potevano avere sulla coscien­za 34 mila suicidi?

Sergio Rizzo

04 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

il capo dello stato aveva detto: "Non farlo non avrebbe senso"

Scudo fiscale, Napolitano firma

Di Pietro: "È un atto vile"

Il presidente della Repubblica promulga il provvedimento. Duro il leader Idvs

RIONERO IN VULTURE (Potenza) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al ritorno dal viaggio in Basilicata, ha promulgato il decreto legge che contiene lo scudo fiscale, come aveva annunciato a Potenza. "Non firmare non significa niente", aveva risposto il Capo dello Stato a un cittadino che gli chiedeva di non apporre la sua firma alla legge ("Lo faccia per le persone oneste"), spiegando che la Costituzione prevede che la legge possa essere nuovamente approvata e in quel caso lui sarebbe "obbligato" a firmare.

DI PIETRO: "ATTO DI VILTÀ" - "Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi, il Parlamento rivota un'altra volta la stessa legge e a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente", ha detto Napolitano. Durissima la replica di Antonio Di Pietro: "Il presidente della Repubblica ha compiuto un atto di viltà e abdicazione. È proprio la Costituzione - ha affermato il leader di Italia dei valori - che affida al capo dello Stato il compito di rimandare le leggi alle Camere controllando in prima istanza la loro costituzionalità. Così facendo Napolitano si assume la responsabilità di questa legge".

NORD-SUD - Il capo dello Stato, nella sua visita in Basilicata, ha parlato anche del federalismo, stigmatizzando le "bestemmie separatiste" di cui parlò già il meridionalista Giustino Fortunato alla fine dell'Ottocento, "bestemmie che negano il valore dello Stato unitario e che sono tornate varie volte. L'Italia ha bisogno di più unità, di nuova e più forte coscienza unitaria, un valore attuale che va ribadito di fronte a certe fantasticherie che si stanno sentendo". Napolitano però ha detto che anche i meridionali devono abbandonare il loro vittimismo: "Lasciate che lo dica da meridionale e da convinto meridionalista: non possiamo permetterci alcuna autoindulgenza, non possiamo nascondere l'inefficienze e distorsioni dietro la denuncia delle responsabilità altrui e dello Stato e dei governi. Occorre una seria riflessione critica su se stessi. Il bilancio delle istituzioni meridionali nel Mezzogiorno non è uniforme, comprende esperienze positive, ma nell’insieme è tale da farci dubitare che le forze dirigenti meridionali abbiano retto alla prova dell’autogoverno".

REPLICA BOSSI - Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha replicato con una sola battuta alle parole del presidente della Repubblica sulle "bestemmie separatiste". "L'unità d'Italia se non la sostiene lui chi la sostiene?", ha detto Bossi. "Io mi considero amico di Napolitano, è una persona abbastanza saggia, per cui su qualsiasi cosa si può ragionare".

 

03 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Il g7 di istanbul

Tremonti: "Scudo fiscale extrema ratio,

ma la nostra legislazione è tra le più dure"

Il ministro: "Siamo tra i più rigorosi". Draghi: "Eccesso di regole nella finanza? È presto per preoccuparsi"

Giulio Tremonti (Epa)

Giulio Tremonti (Epa)

ISTANBUL - Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo i rilievi generali del Fondo monetario internazionale sugli "scudi fiscali", difende a spada tratta il provvedimento appena varato dal Governo, che punta a far rientrare e a tassare i capitali occultati all'estero e frutto di evasione. E, parlando alla conferenza stampa finale del G7 di Istanbul, tenuta congiuntamente alla delegazione canadese, sottolinea come la legislazione italiana su questo tema è tra le più dure e rigorose a livello internazionale. "Per quanto riguarda il rimpatrio di capitali - ammette il ministro rispondendo a una domanda sui rilievi del Fmi - certamente è una extrema ratio. Siamo un Paese strano, un paese dove nel meridione le banche non ci sono ma ci sono 21 banche italiane a Lugano. E questo forse è un elemento che dà l'idea di una qualche asimmetria nel sistema. In ogni caso - puntualizza - io sto studiando tutte le legislazioni di tutti gli altri Paesi: il grado di copertura penale offerto dagli altri Paesi (per chi fa rientrare capitali occultati, ndr) è enormemente superiore, a volte in modo ipocrita, ma è superiore a quello italiano. Perché quando leggi la formula "no prosecution", vuol dire tax amnesty (amnistia fiscale, ndr) mentre il nostro sistema è più serio". Sistema più serio, sostiene Tremonti, e anche più oneroso per gli evasori. "Il costo - sintetizza - è più elevato che in molti altri Paesi. Troppa confusione si fa in percentuale sul capitale e sugli interessi. E sugli interessi la nostra aliquota di prelievo è il 50% tra interessi, imposte e sanzioni, che non ci sembra piccola. È certo che è una misura una tantum, ma stiamo verificando che viene fatta in molti Paesi e progressivamente". Ma si combatte così l’evasione fiscale? Tremonti fornisce uno schema articolato. "Noi - afferma - stiamo verificando il modello Ocse e crediamo che in un momento come questo il contrasto ai paradisi si faccia in due modi. Definendo una legislazione più efficace e più dura e noi abbiamo una norma credo tra le più rigorose nel mondo: tutti i capitali esteri si presumono illeciti se c'è un sospetto oggetto di evasione fiscale, salva la prova contraria. Abbiamo sanzioni tra le più alte. E il contrasto - aggiunge - si fa anche svuotando i paradisi fiscali: ci saranno meno capitali disonesti fuori e un uso più onesto dei capitali nel bilancio pubblico".

DRAGHI - A Istanbul era presente anche Mario Draghi. A chi teme che la finanza globale possa finire per soffrire un eccesso di regolamentazione al termine della crisi, il governatore della Banca D'Italia ha risposto: "Francamente mi sembra prematuro preoccuparsi di un eccesso di regole a questo punto. Sin dall'inizio abbiamo detto che gran parte della crisi è stata provocata da una leva troppo forte favorita da incentivi perversi. Vogliamo - ha proseguito il governatore - un sistema finanziario con meno leva, più capitale e immune da questi incentivi. È evidente che c'è da cambiare alcune cose".

 

03 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-02

Bagarre dopo le frasi di barbato. Fini: "Affermazioni gravi, valutiamo sanzioni"

Lo scudo fiscale è legge, sì alla Camera

L'Idv: "Berlusconi e governo mafiosi"

Napolitano firmerà, "non c'è amnistia". Il testo approvato anche grazie alle assenze nella minoranza

Francesco Barbato agita l'agenda rossa di Paolo Borsellino (Lami)

Francesco Barbato agita l'agenda rossa di Paolo Borsellino (Lami)

ROMA - Passa solo con 20 voti di scarto in Aula alla Camera il decreto correttivo che contiene lo scudo fiscale (270 i sì, 250 i no, 2 gli astenuti): significa che se l'opposizione fosse stata al completo, la norma tanto contestata da Pd, Idv e Udc e su cui il governo ha ottenuto la fiducia non sarebbe passata. Domani, al suo rientro a Roma, il presidente della Repubblica, firmerà la legge promulgandola. Per il capo dello Stato, le norme sullo scudo fiscale sarebbero state più consone all'interno del decreto anticrisi. Ma, in ogni caso, non si configurerebbero come una amnistia secondo quanto precisa un comunicato del Quirinale. "La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti - si legge nella nota -, non è ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109".

GLI ASSENTI DELLA MINORANZA - Quanto al voto, continuano le polemiche soprattutto all'interno della minoranza che ora recrimina sull'occasione sfumata di far naufragare il provvedimento. Sono 279 infatti i deputati dell'opposizione. La maggior parte delle assenze non giustificate si registrano nel Pdl (213 presenti su 269 appartenenti al gruppo), ma subito dietro è il Partito democratico che "guadagna" la maglia nera: sono 23 i deputati che non hanno partecipato al voto (su un gruppo che al completo conta 216 componenti); 6 su 37 sono i deputati dell'Udc assenti, uno solo tra le file dell'Idv (qui la lista completa).

PD E UDC: "SANZIONI" - Immediata scoppia la polemica sui non presenti. La presidenza del gruppo del Pd alla Camera annuncia "immediate sanzioni" per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto. Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera, ma "per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni" Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, ha inviato una dura lettera ai deputati centristi che non erano presenti: "La tua assenza, in alcun modo giustificata né preannunciata, rappresenta una grave mancanza di responsabilità nell'esercizio del mandato parlamentare e nella disciplina di gruppo. Casini annuncia che sottoporrà "agli organi del gruppo la questione per l'eventuale applicazione di sanzioni pecuniarie per le assenze ingiustificate e ti richiamo per il futuro -si legge nella lettera - ad un maggior rispetto dei tuoi doveri".

BAGARRE IN AULA - Assenze a parte, le operazioni di voto sono state piuttosto tumultuose. E l'intera seduta è stata caratterizzata dalla bagarre tra le varie forze politiche. A un certo punto il vicepresidente di turno, Rosy Bindi, è stata costretta a sospendere la seduta dopo che i deputati dell’Italia dei Valori hanno esposto in Assemblea le "agende rosse" di Paolo Borsellino usate sabato scorso durante la manifestazione antimafia organizzata da Salvatore, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia. Ma sono state le parole di Francesco Barbato, deputato dell'Idv, a scatenare la ressa.

SEDUTA SOSPESA - L'esponente dipietrista ha accusato la maggioranza e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di essere dei "mafiosi". Secondo il vicepresidente del gruppo del Pdl Italo Bocchino questo "è reato: siamo nell’aula della Camera e chiedo al vicepresidente di intervenire usando il Regolamento. Bindi ha il dovere di espellere Barbato dall’Aula. Ha fatto affermazioni gravi che violano le elementari norme comportamentali. Non possiamo accettare che si possa dire in un’Aula del Parlamento che il premier è mafioso, che la maggioranza è mafiosa". Il vicepresidente della Camera ha sottolineato di aver "espressamente richiamato all’ordine Barbato". Quindi la bagarre: l’Idv ha protestato mostrando le agende rosse e la Bindi si è vista costretta a sospendere la seduta.

FINI INTERVIENE - Poco dopo è intervenuto in aula il presidente della Camera, Gianfranco Fini, spiegando che le affermazioni di Barbato sono "oggettivamente gravi" e "saranno oggetto di valutazione da parte dell'Ufficio di presidenza" che "deciderà gli eventuali provvedimenti disciplinari da prendere".

 

02 ottobre 2009

 

 

 

 

IL CASO

Scudo fiscale, gli assenti in aula

Il provvedimento è legge con 20 voti di scarto. Tra i banchi dell'opposizione mancavano 29 deputati

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NOTIZIE CORRELATE

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Sì allo scudo fiscale per venti voti (2 ottobre 2009)

(Olycom)

(Olycom)

ROMA - Lo scudo fiscale è diventato legge con venti voti di scarto tra maggioranza e opposizioni. Tra queste ultime sono stati 29 gli assenti. Tolti i deputati in missione, nel gruppo Idv c'era un assente (pari al 3,8%), nel gruppo Pd 22 (10,6%) e nel gruppo Udc 6 (16,2%). Nel Pdl gli assenti erano 31 (11,5%) , nella Lega 4 (6,6%). Nel voto finale i sì sono stati 270, i no 250.

LA LISTA - Tra gli assenti, l'Idv Aurelio Misiti, i Pd Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capodicasa, Enzo Carra, Lucia Coldurelli, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglioni, Dario Ginefra, Oriano Giovanelli, Gero Grassi, Antonio La Forgia, Marianna Madia (assente perché si è dovuta sottoporre ad un importante accertamento medico), Margherita Mastromauro, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giamomo Portas, Sergio D'Antoni (quest'ultimo ha reso noto che la sua assenza era dovuta alla necessità di sottoporsi a ricovero urgente per accertamenti medici presso la clinica universitaria Sant'Orsola Malpighi di Bologna) e Linda Lanzillotta, Giovanna Melandri, Lapo Pistelli (tutti e tre impegnati a Madrid per seguire, per conto del Partito Democratico e del gruppo parlamentare che aveva autorizzato la missione, i lavori del Convegno "Global Progress Conference" promosso dal Center of American Progress e dalla Fundacion Ideas para el progreso. Furio Colombo, che sul tabulato distribuito ai deputati, risultava assente, è intervenuto in aula per annunciare che era presente ed aveva votato contro. Nell'Udc gli assenti erano Francesco Bosi, Amedeo Ciccanti, Giuseppe Drago, Mauro Libè, Michele Pisacane, Salvatore Ruggeri. Nelle fila della maggioranza tra gli assenti Luca Barbareschi, Giulia Bongiorno, Manlio Contento, Manuela Di Centa, Elvira Savino, Maurizio Scelli, Denis Verdini.

 

02 ottobre 2009

 

 

 

 

Bagarre dopo le frasi di barbato. Fini: "Affermazioni gravi, valutiamo sanzioni"

Lo scudo fiscale è legge, sì alla Camera

L'Idv: "Berlusconi e governo mafiosi"

Napolitano firmerà, "non c'è amnistia". Il testo approvato anche grazie alle assenze nella minoranza

Francesco Barbato agita l'agenda rossa di Paolo Borsellino (Lami)

Francesco Barbato agita l'agenda rossa di Paolo Borsellino (Lami)

ROMA - Passa solo con 20 voti di scarto in Aula alla Camera il decreto correttivo che contiene lo scudo fiscale (270 i sì, 250 i no, 2 gli astenuti): significa che se l'opposizione fosse stata al completo, la norma tanto contestata da Pd, Idv e Udc e su cui il governo ha ottenuto la fiducia non sarebbe passata. Domani, al suo rientro a Roma, il presidente della Repubblica, firmerà la legge promulgandola. Per il capo dello Stato, le norme sullo scudo fiscale sarebbero state più consone all'interno del decreto anticrisi. Ma, in ogni caso, non si configurerebbero come una amnistia secondo quanto precisa un comunicato del Quirinale. "La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti - si legge nella nota -, non è ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109".

GLI ASSENTI DELLA MINORANZA - Quanto al voto, continuano le polemiche soprattutto all'interno della minoranza che ora recrimina sull'occasione sfumata di far naufragare il provvedimento. Sono 279 infatti i deputati dell'opposizione. La maggior parte delle assenze non giustificate si registrano nel Pdl (213 presenti su 269 appartenenti al gruppo), ma subito dietro è il Partito democratico che "guadagna" la maglia nera: sono 23 i deputati che non hanno partecipato al voto (su un gruppo che al completo conta 216 componenti); 6 su 37 sono i deputati dell'Udc assenti, uno solo tra le file dell'Idv (qui la lista completa).

PD E UDC: "SANZIONI" - Immediata scoppia la polemica sui non presenti. La presidenza del gruppo del Pd alla Camera annuncia "immediate sanzioni" per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto. Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera, ma "per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni" Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, ha inviato una dura lettera ai deputati centristi che non erano presenti: "La tua assenza, in alcun modo giustificata né preannunciata, rappresenta una grave mancanza di responsabilità nell'esercizio del mandato parlamentare e nella disciplina di gruppo. Casini annuncia che sottoporrà "agli organi del gruppo la questione per l'eventuale applicazione di sanzioni pecuniarie per le assenze ingiustificate e ti richiamo per il futuro -si legge nella lettera - ad un maggior rispetto dei tuoi doveri".

BAGARRE IN AULA - Assenze a parte, le operazioni di voto sono state piuttosto tumultuose. E l'intera seduta è stata caratterizzata dalla bagarre tra le varie forze politiche. A un certo punto il vicepresidente di turno, Rosy Bindi, è stata costretta a sospendere la seduta dopo che i deputati dell’Italia dei Valori hanno esposto in Assemblea le "agende rosse" di Paolo Borsellino usate sabato scorso durante la manifestazione antimafia organizzata da Salvatore, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia. Ma sono state le parole di Francesco Barbato, deputato dell'Idv, a scatenare la ressa.

SEDUTA SOSPESA - L'esponente dipietrista ha accusato la maggioranza e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di essere dei "mafiosi". Secondo il vicepresidente del gruppo del Pdl Italo Bocchino questo "è reato: siamo nell’aula della Camera e chiedo al vicepresidente di intervenire usando il Regolamento. Bindi ha il dovere di espellere Barbato dall’Aula. Ha fatto affermazioni gravi che violano le elementari norme comportamentali. Non possiamo accettare che si possa dire in un’Aula del Parlamento che il premier è mafioso, che la maggioranza è mafiosa". Il vicepresidente della Camera ha sottolineato di aver "espressamente richiamato all’ordine Barbato". Quindi la bagarre: l’Idv ha protestato mostrando le agende rosse e la Bindi si è vista costretta a sospendere la seduta.

FINI INTERVIENE - Poco dopo è intervenuto in aula il presidente della Camera, Gianfranco Fini, spiegando che le affermazioni di Barbato sono "oggettivamente gravi" e "saranno oggetto di valutazione da parte dell'Ufficio di presidenza" che "deciderà gli eventuali provvedimenti disciplinari da prendere".

 

02 ottobre 2009

 

 

 

 

il capo dello stato da matera: "senza il sud non ci sarebbe mai stata l'italia"

"Ho nostalgia per la civiltà tra i partiti"

Napolitano: "Negli anni '50-'60 c'erano divisioni ideologiche, ma ci si rispettava, ci si ascoltava"

Giorgio Napolitano (Ansa)

Giorgio Napolitano (Ansa)

MATERA - In un discorso a braccio a Matera, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha manifestato "una certa nostalgia" per la politica degli anni '50-'60, "tempi in cui non si facevano tanti complimenti, c'erano divisioni ideologiche, ma ci si rispettava, ci si ascoltava, c'era molto rispetto tra avversari".

MEZZOGIORNO - "Il Sud è un patrimonio di tutta l’Italia, senza un suo sviluppo non ci sarà la crescita dell’intero Paese e mai i protagonisti del Risorgimento hanno immaginato che si potesse fare l’Italia senza il Mezzogiorno, senza il Sud non ci sarebbe stata l’Italia", aveva detto in precedenza Napolitano durante una passeggiata ai Sassi. "Non si parli sempre in generale e sulla base di statistiche di quello che è il Mezzogiorno. La gente che vive la quotidianità - aveva aggiunto il capo dello Stato - deve porre con forza, innanzitutto, l'esigenza che sia essa a rappresentare le proprie condizioni effettive, senza retoriche". "È essenziale che si entri nella realtà e nelle condizioni effettive di molte famiglie. Purtroppo - aveva detto ancora il Presidente della Repubblica - sono condizioni critiche e disagiate anche a causa del grande tsunami rappresentato dalla crisi finanziaria ancora non superata in tutto il mondo". "Ed è essenziale - aveva concluso Napolitano - anche dimostrare e far sentire che ci sono nel Mezzogiorno energie e potenzialità di cui tutta l'Italia ha bisogno che siano valorizzate non solo nell'interesse del Sud ma nell'intero Paese".

 

02 ottobre 2009

 

 

 

 

Democratici - Il segretario attacca D’Alema senza citarlo: "Mai più inciuci"

Franceschini: non vincerà

chi fermò Prodi e Veltroni

Replica dei bersaniani: "Anche tu incontravi il premier"

Dario Franceschini (Eidon)

Dario Franceschini (Eidon)

ROMA — Maniche di cami­cia e cravatta rossa Dario Fran­ceschini non cambia look, ma per il segretario è venuto il tem­po di cambiare passo. Giura che non si farà annientare da quei "nostalgici" che hanno mandato a casa prima Prodi e poi Veltroni e promette una op­posizione "intransigente e du­ra ", non anti-berlusconiana e tantomeno anti-italiana. Ma l’avversario che il segretario ad­dita, pur senza nominarlo, ai giovani della "generazione pri­marie ", non è il leader del cen­trodestra bensì il grande spon­sor di Pierluigi Bersani.

È infatti alla Bicamerale di Massimo D’Alema, conferme­ranno i suoi, che Franceschini allude quando promette che mai consentirà "il ritorno a una gestione di inciuci e intese non dichiarate". Ed è sempre all’ex premier che pensa, quan­do chiede al popolo delle pri­marie di "lottare contro nostal­gie e istinti di conservazione", di sconfiggere quelle "forze che si oppongono al cambia­mento " e che hanno "impedi­to a Prodi di far crescere l’Uli­vo e a Veltroni di fare il Pd che tutti sognavamo". Ma ora ba­sta, apre la sfida finale France­schini: "Io non mi fermerò". Per il segretario è "l’inizio del­la rimonta", ma le sue parole riaccendono lo scontro tra i duellanti tanto che il comitato Bersani rispolvera un incontro "cordiale e amichevole" tra Veltroni e Berlusconi: era il 2007, al governo c’era Prodi e Franceschini, che del tete-à-te­te fu testimone, non può ora "agitare il fantasma dell’inciu­cio ".

Intanto Bersani, forte dei "dati inequivocabili" che gli as­segnano la vittoria nei circoli, invita a "rasserenare il clima" e a "rispettare" chi lo ha vota­to: "Sento girare cose che non vanno bene e non vorrei che per picconare il mio risultato si picconasse la ditta...". A France­schini non resta che puntare tutto sui gazebo del 25 ottobre, dove a lui piacerebbe far trova­re agli elettori un modulo per iscriversi al Pd. Invita a non mi­tizzare gli iscritti e torna a dire che qualcosa proprio non va "se di 820 mila iscritti quasi la metà non va a votare il segreta­rio ". E Antonio Bassolino, può rifare il sindaco di Napoli? "No", lo silura Franceschini. Ignazio Marino si dice "molto soddisfatto" per il suo "quasi" nove per cento, Rosy Bindi defi­nisce Rutelli "scorretto" se "getterà la spugna" durante il congresso e Marini smentisce rischi di scissione: "I popolari stanno nel Pd e ci restano".

Monica Guerzoni

02 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-10-04

Ira del leader Idv: "Dal Quirinale un atto di viltà". La replica: "Oltre

ogni commento. La Costituzione non prevede il potere di veto"

Scudo fiscale, Napolitano firma

ed è scontro con Di Pietro

Scudo fiscale, Napolitano firma ed è scontro con Di Pietro

ROMA - Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto correttivo al dl anticrisi che contiene la misura dello scudo fiscale. Il capo dello Stato ha apposto la sua sigla al provvedimento (che viene quindi promulgato) al rientro al Quirinale dopo la sua visita di tre giorni in Basilicata. Ieri il presidente aveva spiegato con una nota le ragioni della sua decisione. Ragioni che hanno scatenato la reazione di Antonio Di Pietro. Il leader Idv ha parlato di "Atto di viltà e abdicazione". Immediata la risposta da parte di fonti del Quirinale: "Di Pietro? Oltre ogni commento. Il presidente non ha potere di veto come si vuole far credere".

Proprio durante il suo breve viaggio in Basilicata, il presidente aveva affrontato la questione con alcuni cittadini. "Presidente non firmi, lo faccia per le persone oneste", ha chiesto un uomo nella piazza di Rionero in Vulture. Napolitano ha risposto: "Non firmare non significa niente". L'oggetto del botta e risposta è il decreto anticrisi che contiene lo scudo fiscale, approvato ieri alla Camera e che il capo dello Stato si accinge a promulgare."Nella Costituzione - ha continuato il capo dello Stato - c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il Parlamento vota un'altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente".

Parole che il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro commenta in toni durissimi: "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affermando che non poteva non firmare la legge criminale sullo scudo fiscale, ha compiuto un atto di viltà ed abdicazione".

"E' proprio la Costituzione - ha spiegato Di Pietro, in piazza a Roma con i precari della scuola - che affida al capo dello Stato il compito di rimandare le leggi alle Camere controllando in prima istanza la loro costituzionalità". "Così facendo - ha aggiunto l'ex pm - Napolitano si assume la responsabilità di questa legge".

Alle parole di Di Pietro replica il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini che esprime la propria solidarietà al capo dello Stato: "Le accuse al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a cui va la nostra piena solidarietà, dimostrano che quello di Antonio Di Pietro è un atteggiamento irresponsabile, che manifesta la totale assenza di senso delle Istituzioni e una pervicace volontà di avvelenare il clima politico".

Ma Di Pietro se la prende anche le altre forze di opposizione dalle quali, dice, vengono iniziative "cialtronesche". "Noi al voto sullo scudo fiscale eravamo presenti in modo pressoché totale - dice il leader dell'Idv - e lamentiamo che l'opposizione nel suo complesso non abbia saputo fare quadrato almeno per respingere quella legge. Ma si sa, in Italia ci sono due opposizioni: quella dell'Idv, che è ferma e fa sentire la sua voce, perché ritiene che il governo Berlusconi faccia male al Paese, e poi c'è l'opposizione del giorno dopo, quella che dice che Berlusconi sta al governo per colpa di Di Pietro". "Io - conclude il leader dell'Idv - dico che ci sta per colpa di una opposizione cialtronesca, che rinuncia a fare il suo dovere".

(3 ottobre 2009)

 

 

 

 

LA SCHEDA

Come funziona lo scudo fiscale

'perdono' per capitali, ville e gioielli

Intermediari: non c'è l'obbligo di segnalare i sospetti di riciclaggio

ROMA - Il decreto correttivo approvato oggi in via definitiva dalla Camera introduce alcune novità di peso al dl 78 diventato legge prima dell'estate, in particolare sullo scudo fiscale per i capitali rimpatriati dall'estero, che ha dominato il dibattito politico.

MINISTERO DELL'AMBIENTE: Ripristinato il ruolo del ministero dell'Ambiente per gli interventi urgenti nel settore della produzione di energia, comprese le centrali nucleari. Il dicastero, cui il decreto 78 aveva tolto voce in capitolo, si muoverà di concerto con i ministeri di Infrastrutture e Semplificazione.

CORTE DEI CONTI: Parziale marcia indietro rispetto al cosiddetto 'lodo Bernardo' del dl 78. La Corte dei Conti potrà procedere per il danno erariale in base a un notizia di reato, ma non più solo in caso di dolo o colpa grave. Per il danno d'immagine, poi, saranno sospesi i termini della prescrizione per tutta la durata del procedimento penale.

PONTE DI MESSINA: Il testo originario annunciava la creazione di un commissario straordinario per il Ponte di Messina e indicava l'attuale presidente dell'Anas Pietro Ciucci. Il dl correttivo non fa più nomi, ma conferma la scelta di un commissario. Nel frattempo però Ciucci è già stato nominato a quell'incarico.

SCUDO FISCALE: E' il vero cuore del provvedimento: ecco la normativa dopo le correzioni.

-Imposta: Prevista un'imposta dell'1 per cento l'anno - il 50 per cento del rendimento (stimato del 2 per cento) presunto del capitale - per cinque anni fino a tutto il 2008.

-Beni: Oltre ai capitali, saranno coperti dallo scudo anche una serie di altri beni tra cui ville, yacht, gioielli posseduti in Paesi considerati non collaborativi sul piano dello scambio di informazioni fiscali (di cui sarà redatta una lista). Già certo, infine, che anche gli eredi potranno avvalersi dello scudo.

-Tempi: L'adesione è scattata dal 15 settembre e sarà possibile non per sette mesi, ma solo fino al 15 dicembre.

-Limiti: Potrà avvalersi dello scudo solo chi non ha procedimenti in corso al 15 settembre. Lo ha chiarito l'Agenzia delle entrate dopo che invece era stata considerata come data limite il 5 agosto, giorno dell'entrata in vigore del decreto.

-Reati: Chi si avvale dello scudo fiscale non potrà essere sottosposto a procedimento per diversi reati, tra i quali il falso in bilancio e la distruzione di documenti contabili. Dalla lista restano esclusi i reati legati al terrorismo, a quanto chiarito dal governo, e gli intermediari avranno l'obbligo di segnalazione. Non dovranno essere segnalati invece sospetti di riciclaggio.

(2 ottobre 2009)

 

 

 

Presentato a Istanbul il "Rapporto regionale sull'Europa"

"I problemi dell'Italia vanno ben oltre la recessione, servono misure strutturali"

Fmi scettico sullo scudo fiscale

"Va adottato solo per disperazione"

Fmi scettico sullo scudo fiscale "Va adottato solo per disperazione"

Il direttore generale del Fondo Monetario, Dominique Strauss-Kahn

ISTANBUL - "I problemi dell'Italia vanno ben oltre questa recessione" e dipendono dal "basso potenziale di crescita" dell'economia, ribadisce Ajai Chopra, vicedirettore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, che stamane a Istanbul ha presentato il "Rapporto regionale sull'Europa". Proprio perché si tratta di problemi antichi, con radici profonde, per risolverli servono riforme strutturali, e non certo interventi come quello dello scudo fiscale: misure di questo tipo, ha affermato il direttore per l'Europa del Fondo Monetario Internazionale Marek Belka, rispondendo alla domanda di un giornalista, vanno adottate "soltanto in casi eccezionali" e "per disperazione", tenendo conto che maggiore è la loro frequenza, minore è la loro efficacia.

"L'Fmi - ha detto l'ex capo del governo e ministro delle Finanze polacco nel corso della conferenza stampa tenuta per presentare il Rapporto sull'Europa - non ha una specifica opinione al riguardo. Quello che penso io, come ex politico ed ex regolatore, è che più questi interventi sono frequenti meno sono efficaci. Se uno ricorre a queste misure, lo deve fare soltanto in circostanze eccezionali. In questo caso possono, anzi devono, riportare fiducia, altrimenti resto scettico. Le amnistie fiscali vanno adottate soltanto per disperazione".

Il Fondo Monetario Internazionale nei giorni scorsi ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita del Pil per il 2010 per l'Italia, con una crescita positiva dello 0,2% dopo il crollo del 5,1% stimato per quest'anno. Ma il problema del nostro Paese non è certo la crisi mondiale, ma, ha ricordato Chopra, "la produttività declinante dell'ultimo decennio, i redditi stagnanti mentre si è aperto ulteriormente un gap di produttività". "Bisogna agire - ha concluso Chopra - con molto più impegno per affrontare gli impedimenti strutturali alla crescita".

E del resto, ha ricordato l'economista del Fondo, in Europa la recessione economica sembra giunta alla fine, ma la ripresa si profila "lenta e fragile". In parte il recupero poggia sulla ripresa del commercio con l'estero, determinata a sua volta soprattutto dall'Asia. Ma "l'Europa non può contare solo su questo per la ripresa - ha avvertito Belka - Inoltre, il credito resta scarso, la disoccupazione sta aumentando e la crisi ha ridotto il potenziale di crescita dell'Europa".

In questo quadro l'istituzione di Washington richiama governi e istituzioni sulla necessità di adoperarsi per stabilizzare la ripresa, in particolare favorendo un pieno risanamento dei bilanci delle banche. "Fino a quando i problemi del settore bancario non saranno risulti - ha avvertito Belka - la ripresa potrebbe rivelarsi più debole del previsto".

(3 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

2009-10-02

A Montecitorio, con solo venti voti di scarto via libera al dl anticrisi

Assenti 22 deputati del Pd: "Ma 11 erano malati". In arrivo sanzioni

Camera, passa lo scudo fiscale

Decisive assenze dell'opposizione

Barbato (Idv): "Berlusconi e il Pdl sono mafiosi". E' bagarre. Fini: "Affermazioni gravi"

Camera, passa lo scudo fiscale Decisive assenze dell'opposizione

La protesta alla Camera

ROMA - Via libera definitivo della Camera al decreto correttivo del dl anti-crisi che comprende, tra l'altro, le contestate norme sullo scudo fiscale. I sì sono stati 270 e i no 250. In pratica si tratta di un'approvazione ottenuta con solo 20 voti di scarto. Ciò significa che, se l'opposizione fosse stata al completo, il provvedimento non sarebbe passato. Sono 279 infatti i deputati che non appartengono ai gruppi del Pdl e della Lega.

La maggior parte delle assenze si registrano nel Pdl (213 presenti su 269 appartenenti al gruppo) ma subito dietro c'è il Pd (22 i deputati che non hanno partecipato al voto. I big, però, c'erano tutti). Ed ancora 6 su 37 sono i deputati dell'Udc assenti. Uno solo tra le file dell'Idv.

Mentre la polemica cresce, la presidenza del gruppo democratico annuncia sanzioni per i deputati assenti senza giustificazione. Anche se precisa: "Su 22 assenti, 11 erano in malattia". Quindi gli assenti ingiustificati sono 11, e dunque "non determinanti ai fini del voto". Sanzioni anche per gli assenti Udc, con Pier Ferdinando Casini che denuncia la "grave mancanza di responsabilità" di chi non ha votato.

Gli assenti. Tra gli assenti, l'Idv Aurelio Misiti, i Pd Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capodicasa, Enzo Carra (motivi di salute), Lucia Coldurelli, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Sergio D'Antoni (che fa sapere di essere ricoverato in ospedale), Antonio Gaglioni, Dario Ginefra, Oriano Giovanelli, Gero Grassi, Antonio La Forgia, Marianna Madia (anche per lei motivi di salute), Margherita Mastromauro. Ed ancora: Lapo Pistelli con Linda Lanzillotta e Giovanna Melandri ("eravamo a Madrid per il Pd"), Massimo Pompili, Fabio Porta, Giacomo Portas. Nell'Udc gli assenti erano Francesco Bosi, Amedeo Ciccanti, Giuseppe Drago, Mauro Libè, Michele Pisacane, Salvatore Ruggeri.

La firma di Napolitano. Il presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano promulgherà il decreto sullo scudo fiscale domani al rientro a Roma.

Bagarre in aula. In mattinata sono state le parole di Francesco Barbato, deputato dell'IdV, a scatenare la lite in aula e la sospensione della seduta. L'esponente dipietrista ha infatti accusato la maggioranza e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di essere dei "mafiosi". Immediata la reazione del vicepresidente del gruppo del Pdl, Italo Bocchino: "Questo è reato, siamo nell'aula della Camera e chiedo al vicepresidente di turno, Rosy Bindi, di intervenire usando il regolamento". Il vicepresidente della Camera ha sottolineato di aver "espressamente richiamato all'ordine Barbato" ed è Scoppiata la bagarre: l'IdV ha protestato mostrando le agende rosse usate nella manifestazione di alcuni giorni fa in memoria di Paolo Borsellino, e la Bindi si è vista costretta a sospendere la seduta. Duro il commento del presidente Gianfranco Fini: "Alcune espressioni dell'onorevole Barbato, a mio avviso oggettivamente gravi, saranno oggetto di valutazione da parte dell'ufficio di presidenza". Poi lo stesso Fini ha invitato tutti ad "avere un atteggiamento consono al luogo in cui ci troviamo, evitando atteggiamenti che offendono in primo luogo chi se ne rende responsabile".

(2 ottobre 2009)

 

DAL SITO INTERNET

http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=88841&idCat=33

Il testo coordinato dello scudo fiscale

(Articolo 13-bis legge di conversione dl 78/2009)

Via libera definitivo della Camera alle norme sullo scudo fiscale ampliato. I sì sono stati 270 e i no 250. Con l'approvazione del decreto correttivo l'operazione di rimpatrio o di regolarizzazione non possono costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in via autonoma o addizionale, in ogni sede amministrativa o giudiziaria. Il Senato ha, poi, specificato che la sede giudiziaria nella quale tali dati non possono essere utilizzati a sfavore del contribuente è quella civile, amministrativa e tributaria per i procedimenti successivi alla data di entrata in vigore della legge anticrisi. Di fatto la tutela riguarda non solo i reati di infedele e omessa dichiarazione, ma anche il falso in bilancio, l'occultazione o distruzione di documenti, le false comunicazioni sociali, le dichiarazioni fraudolente. Per i capitali rimpatriati, poi, non c'è più obbligo di segnalazione da parte degli intermediari ai fini dell'anticiriclaggio. E' stato poi limitato al 15 dicembre prossimo il periodo massimo entro il quale la regolarizzazione è possibile. Infine il ricorso allo scudo viene consentito anche alle imprese estere controllate o collegate.

Il coordinamento è redazionale.(02 ottobre 2009)

Legge 3 agosto 2009, n. 102 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonchè proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali

Art. 13-bis

Disposizioni concernenti il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori del territorio dello Stato

1. E' istituita un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali:

a) detenute fuori del territorio dello Stato senza l'osservanza delle disposizioni del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227, e successive modificazioni;

b) a condizione che le stesse siano rimpatriate in Italia da Stati non appartenenti all'Unione europea, ovvero regolarizzate o rimpatriate perche' detenute in Stati dell'Unione europea e in Stati aderenti allo Spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali in via amministrativa.

2. L'imposta si applica come segue:

a) su un rendimento lordo presunto in ragione del 2 per cento annuo per i cinque anni precedenti il rimpatrio o la regolarizzazione, senza possibilità di scomputo di eventuali perdite;

b) con un'aliquota sintetica del 50 per cento per anno, comprensiva di interessi e sanzioni, e senza diritto allo scomputo di eventuali ritenute o crediti.

3. Il rimpatrio ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell'imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria,civile, amministrativa ovvero tributaria in via autonoma o addizionale, con esclusione dei procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, né comporta l’obbligo di segnalazione di cui all’articolo 41 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, relativamente ai rimpatri ovvero alle regolarizzazioni per i quali si determinano gli effetti di cui al comma 4, secondo periodo.

4. L'effettivo pagamento dell'imposta produce gli effetti di cui agli articoli 14 e 15 e rende applicabili le disposizioni di cui all'articolo 17 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e successive modificazioni. Fermo quanto sopra previsto, e per l’efficacia di quanto sopra, l’effettivo pagamento dell’imposta comporta, in materia di esclusione della punibilità penale, limitatamente al rimpatrio ed alla regolarizzazione di cui al presente articolo, l’applicazione della disposizione di cui al già vigente articolo 8, comma 6,lettera c), della legge 27 dicembre 2002, n. 289 [1], e successive modificazioni; resta ferma l’abrogazione dell’articolo 2623 [2] del codice civile disposta dall’articolo 34 della legge 28 dicembre 2005, n. 262.

5. Il rimpatrio o la regolarizzazione operano con le stesse modalità, in quanto applicabili, previste dagli articoli 11, 13, 14, 15, 16, 19, commi 2 e 2-bis, e 20, comma 3, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, e successive modificazioni, nonche' dal decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2002, n. 73. Il direttore dell'Agenzia delle entrate stabilisce con proprio provvedimento le disposizioni e gli adempimenti, anche dichiarativi, per l'attuazione del presente articolo.

6. L'imposta di cui al comma 1 si applica sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute a partire da una data non successiva al 31 dicembre 2008 e rimpatriate ovvero regolarizzate a partire dal 15 settembre 2009 e fino al 15 dicembre 2009.

7. All'articolo 5 del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 4, le parole: "dal 5 al 25" sono sostituite dalle seguenti: "dal 10 al 50";

b) al comma 5, le parole: "dal 5 al 25" sono sostituite dalle seguenti: "dal 10 al 50".

7-bis. Possono effettuare il rimpatrio ovvero la regolarizzazione altresì le imprese estere controllate ovvero collegate di cui agli articoli 167 e 168 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni. In tal caso gli effetti del rimpatrio ovvero della regolarizzazione si producono in capo ai partecipanti nei limiti degli importi delle attività rimpatriate ovvero regolarizzate. Negli stessi limiti non trovano applicazione le disposizioni di cui agli articoli 167 e 168 del predetto testo unico con riferimento ai redditi conseguiti dal soggetto estero partecipato nei periodi di imposta chiusi alla data del 31 dicembre 2008.

8. Le maggiori entrate derivanti dal presente articolo affluiscono ad un'apposita contabilità speciale per essere destinate alle finalità indicate all'articolo 16, comma 3.

 

[1] Ecco il testo del comma 6 dell'articolo 8 della legge 27 dicembre 2002 n. 289: "6. Salvo quanto stabilito al comma 7, il perfezionamento della procedura prevista dal presente articolo comporta, limitatamente alle annualita' oggetto di integrazione ai sensi del comma 3 e del comma 4 e ai maggiori imponibili ovvero alle maggiori ritenute risultanti dalle dichiarazioni integrative aumentati, rispettivamente, del 100 e del 50 per cento per ciascun periodo d'imposta:

a) la preclusione, nei confronti del dichiarante e dei soggetti coobbligati, di ogni accertamento tributario e contributivo;

b) l'estinzione delle sanzioni amministrative tributarie e previdenziali, ivi comprese quelle accessorie, nonche', ove siano stati integrati i redditi di cui al comma 5, e ove ricorra la ipotesi di cui all'articolo 14, comma 4, delle sanzioni previste dalle disposizioni sul monitoraggio fiscale di cui al decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227;

c) l'esclusione ad ogni effetto della punibilita' per i reati tributari di cui agli articoli 2, 3, 4, 5 e 10 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74;

d) l'esclusione ad ogni effetto della punibilita' per i reati previsti dagli articoli 482, 483, 484, 485, 489, 490, 491-bis e 492 del codice penale, nonche' dagli articoli 2621, 2622 e 2623 del codice civile, quando tali reati siano stati commessi per eseguire od occultare i reati di cui alla lettera c), ovvero per conseguirne il profitto e siano riferiti alla stessa pendenza o situazione tributaria. L'esclusione di cui alla presente lettera non si applica ai procedimenti in corso.".

I reati tributari di cui agli articoli 2, 3, 4, 5 e 10 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 sono i seguenti:

"

Art. 2.

Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti

1. E' punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi passivi fittizi.

2. Il fatto si considera commesso avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti quando tali fatture o documenti sono registrati nelle scritture contabili obbligatorie, o sono detenuti a fine di prova nei confronti dell'amministrazione finanziaria.

3. Se l'ammontare degli elementi passivi fittizi e' inferiore a lire trecento milioni, si applica la reclusione da sei mesi a due anni.

Art. 3.

Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici

1. Fuori dei casi previsti dall'articolo 2, e' punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei ad ostacolarne l'accertamento, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi, quando, congiuntamente:

a) l'imposta evasa e' superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a lire centocinquanta milioni;

b) l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi, e' superiore al cinque per cento dell'ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, e' superiore a lire tre miliardi.

Art. 4.

Dichiarazione infedele

1. Fuori dei casi previsti dagli articoli 2 e 3, e' punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi, quando, congiuntamente:

a) l'imposta evasa e' superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a lire duecento milioni;

b) l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi, e' superiore al dieci per cento dell'ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, e' superiore a lire quattro miliardi.

Art. 5.

Omessa dichiarazione

1. E' punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte, quando l'imposta evasa e' superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte a lire centocinquanta milioni.

2. Ai fini della disposizione prevista dal comma 1 non si considera omessa la dichiarazione presentata entro novanta giorni dalla scadenza del termine o non sottoscritta o non redatta su uno stampato conforme al modello prescritto.".

E l'articolo 10: "

Art. 10.

Occultamento o distruzione di documenti contabili

1. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, e' punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di consentire l'evasione a terzi, occulta o distrugge in tutto o in parte le scritture contabili o i documenti di cui e' obbligatoria la conservazione, in modo da non consentire la ricostruzione dei redditi o del volume di affari.".

 

 

[2] Ecco l'articolo 2623 del Codice civile (Violazione di obblighi incombenti agli amministratori): "Sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da L. 400.000 a L. 2.000.000 gli amministratori che:

eseguono una riduzione di capitale o la fusione con altra società o una scissione in violazione degli artt. 2306, 2445 e 2503;

restituiscono ai soci palesemente o sotto forme simulate i conferimenti o li liberano dall'obbligo di eseguirli, fuori del caso di riduzione del capitale sociale;

impediscono il controllo della gestione sociale da parte del collegio sindacale o, nei casi previsti dalla legge, da parte dei soci. ".

 

 

 

Il presidente della Repubblica annuncia la promulgazione del decreto

Di Pietro: "Sono amareggiato. Così si garantisce impunità ai criminali"

Scudo fiscale, sì di Napolitano

"Non si tratta di un'amnistia"

Scudo fiscale, sì di Napolitano "Non si tratta di un'amnistia"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano promulgherà il decreto sullo scudo fiscale domani al rientro a Roma. Lo annuncia una nota del Quirinale. Napolitano, che è a Potenza per una visita in Basilicata, ha precisato che le ipotesi di non punibilità finalizzate alla sanatoria "non sono qualificabili come amnistia''. Il presidente comunica inoltre che, sugli aspetti penali - in particolare per il rischio di riciclaggio - "ha preso atto dei chiarimenti forniti dal governo in sede parlamentare e dalla Agenzia delle Entrate".

''Prendiamo atto della straordinaria rapidità con la quale il presidente della Repubblica ha firmato il decreto 'salva ladri' con cui questo governo Berlusconi ha voluto garantire l'impunità ai peggior criminali d'Italia'', è stato l'immediato commento del presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. "Siamo amareggiati dal fatto - spiega ancora Di Pietro - che neanche il nostro Presidente della Repubblica, massima autorità dello Stato, abbia voluto prendersi almeno un po' di tempo per riflettere".

Le motivazioni di Napolitano. La Presidenza della Repubblica, si legge nella nota del Quirinale, rileva "che sono state confermate le correzioni che avevano accompagnato la promulgazione della legge di conversione del precedente decreto. Infatti, la legge prevede la punibilità di tutti i reati strumentali all'evasione fiscale per i quali sia stata già esercitata l'azione penale e stabilisce che le dichiarazioni di rimpatrio o di regolarizzazione sono utilizzabili a sfavore del contribuente nei procedimenti penali pendenti e futuri".

Viene inoltre ricordato che "la previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti non è ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109".

(2 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-10-04

Di Pietro ancora contro Napolitano: "Firmando lo scudo ha compiuto un atto di viltà"

Attacco prevedibile, ma toni impensabili. Di Pietro accusa il capo dello stato per aver firmato lo scudo fiscale voluto da Tremonti: "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affermando che non poteva non firmare la legge criminale sullo scudo fiscale, ha compiuto un atto di viltà ed abdicazione". Il leader dell'Idv lo ha detto a Roma, a piazza della Repubblica al corteo dei precari della scuola. E' scontro col Pd.

"È proprio la Costituzione - ha spiegato Di Pietro - che affida al capo dello Stato il compito di rimandare le leggi alle camere controllando in prima istanza la loro costituzionalità. Così facendo - ha concluso - Napolitano si assume la responsabilità di questa legge".

"Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, svolge un ruolo di garanzia importante e ineccepibile". così il segretario del Pd, Dario Franceschini, alla manifestazione della Fnsi risponde ai cronisti che gli chiedono un commento all'attacco di Antonio Di Pietro nei confronti del capo dello Stato per aver firmato il decreto anticrisi che contiene lo scudo fiscale.

"Di Pietro è un parlamentare che dovrebbe sapere quali sono i compiti dell'opposizione, della Corte Costituzionale e -conclude

Franceschini- del capo dello Stato".

"Esprimo piena solidarietà al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggetto di una riprovevole rincorsa al populismo da parte di chi lo critica per aver svolto i suoi doveri istituzionali". Così Enrico Letta, a margine della manifestazione per la libertà di stampa in corso a Piazza del Popolo, a Roma.

Il presidente della Repubblica era già tornato in mattinata sul tema dello s cudo fiscale rispondendo con energia a un cittadino che gli aveva chiesto di non firmarlo per il bene dei cittadini onesti: "Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi, il Parlamento rivota un'altra volta la stessa legge e a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente", ha detto Napolitano.

"Le accuse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a cui va la nostra piena solidarietà, dimostrano che quello di Antonio Di Pietro è un atteggiamento irresponsabile che manifesta la totale assenza di senso delle istituzioni e una pervicace volontà di avvelenare il clima politico": così il presidente della Camera Gianfranco Fini in una nota.

"Si tratta di affermazioni che lasciano senza parole, inqualificabili, non consapevoli nè rispettose del ruolo che ha il Presidente della Repubblica nel nostro assetto costituzionale, ruolo che Giorgio Napolitano svolge con grande rigore". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale del Pd, in tarda serata, commentando le dichiarazioni del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro.

03 ottobre 2009

 

 

 

L'Fm boccia lo scudo di Tremonti: "Una misura da disperati". Pessimismo sui numeri dell'Italia

Misure come lo scudo fiscale vanno adottate "soltanto in casi eccezionali" e "per disperazione", tenendo conto che maggiore è la loro frequenza minore è la loro efficacia. Il giudizio è del responsabile del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Marek Belka. "L'Fmi", ha detto l'ex capo del Governo e ministro delle Finanze polacco nel corso di una conferenza stampa, "non ha una specifica opinione al riguardo.

Quello che penso io, come ex politico ed ex regolatore", ha tuttavia aggiunto Belka, "è che più questi interventi sono frequenti meno sono efficaci. Se uno ricorre a queste misure, lo deve fare soltanto in circostanze eccezionali. In questo caso possono, anzi devono, riportare fiducia, altrimenti resto scettico. Le amnistie fiscali", ha concluso Belka, "vanno adottate soltanto per disperazione".

"I problemi dell'Italia vanno ben oltre questa recessione" e dipendono dal "basso potenziale di crescita" dell'economia. La diagnosi è di Ajai Chopra, vice direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto regionale sull'Europa, l'economista ha osservato che "nel corso dell'ultimo decennio" l'Italia ha visto "declinare la produttività, ristagnare i redditi e allargarsi ulteriormente il gap di competitività". Per questo, ha aggiunto, "bisogna agire con molta più forza per affrontare gli impedimenti strutturali alla crescita" che gravano sull'economia italiana.

03 ottobre 2009

 

 

 

Scudo fiscale, ok finale della Camera sul filo

Il via libera al decreto che contiene anche le norme sullo scudo fiscale è arrivato, per maggioranza e governo, sul filo di lana. Sono stati solo 20, infatti, i voti di scarto tra i no (250) e i sì (270).

La maggioranza richiesta per l'ok al provvedimento era di 261 e i deputati del centrodestra erano solo in 9 in più del richiesto.

Diverse le assenze nei banchi della maggioranza e dell'opposizione al momento del voto finale sul decreto correttivo del dl anti-crisi che contiene anche le misure sullo scudo fiscale. Il via libera è passato con soli 20 voti di scarto. Del Pd mancavano 22 deputati, 6 dell'Udc e 1 dell'Idv. Della maggioranza mancavano, invece, 31 parlamentari del Pdl e 4 della Lega. Cinque le assenze nel gruppo misto.

Questo l'elenco completo degli assenti nel Pd: Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capidicasa, Enzo Carra, Lucia Codurelli, Furio Colombo, Sergio D'Antoni, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglione, Dario Ginefra, Gero Grassi, Oriano Giovanelli, Antonio La Forgia, Linda Lanzillotta, Marianna Madia, Margherita Mastromauro, Giovanna Melandri, Lapo Pistelli, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giacomo Portas. I deputati del Pd in missione erano Gianni Farina e Antonio Misiani. Furio Colombo nel seguito della seduta ha protestato perché il suo voto non è stato conteggiato tra quelli contrari ed ha chiesto la correzione del tabulato.

La presidenza del gruppo del Pd alla Camera prenderà "immediate sanzioni" per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto con lo scudo fiscale. In relazione al voto finale,la Presidenza del gruppo Pd della Camera rende noto che la presenza dei deputati democratici è stata dell'88.43% e che "dei 216 deputati erano assenti in 22, in quanto il voto dell'onorevole Colombo, presente in aula, non è stato registrato elettronicamente, ma è stato prontamente segnalato e corretto".

Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera ma "per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni". Pistelli e Lanzillotta hanno precisato di essere a Madrid su incarico del Pd.

A dichiarare astensione è stato in particolare il repubblicano Giorgio La Malfa che ha espresso dissenso per il provvedimento dello scudo fiscale che, ha detto rivolgendosi al ministro Tremonti, "è il segno del fallimento della politica economica" che è in realtà una "politica del giorno per giorno". Per il resto il voto ha ribadito le note posizioni espresse in questi giorni con la maggioranza da una parte e tutte le opposizioni a contestare il provvedimento che ora passa alla firma del presidente della repubblica.

Negativo il giudizio della Cgil. "E' una scelta molto grave, una vera offesa per i contribuenti onesti", ha detto il segretario nazionale Guglielmo Epifani. "E' insieme un condono e un'amnistia, con l'aggravante dell'anonimato che - secondo Epifani - insieme all'impunità per il falso in bilancio e di altri reati penalmente perseguibili, costituisce l'aspetto peggiore del provvedimento: è sbagliato premiare in questo modo chi ha infranto la legge. Grazie all'anonimato di fatto scompare il confine tra capitali leciti, anche se illegalmente esportati, e capitali illeciti tout court. La norma va in senso esattamente contrario alla lotta dall'evasione fiscale".

02 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-02

Scudo fiscale, ok finale della Camera sul filo

Il via libera al decreto che contiene anche le norme sullo scudo fiscale è arrivato, per maggioranza e governo, sul filo di lana. Sono stati solo 20, infatti, i voti di scarto tra i no (250) e i sì (270).

La maggioranza richiesta per l'ok al provvedimento era di 261 e i deputati del centrodestra erano solo in 9 in più del richiesto.

Diverse le assenze nei banchi della maggioranza e dell'opposizione al momento del voto finale sul decreto correttivo del dl anti-crisi che contiene anche le misure sullo scudo fiscale. Il via libera è passato con soli 20 voti di scarto. Del Pd mancavano 22 deputati, 6 dell'Udc e 1 dell'Idv. Della maggioranza mancavano, invece, 31 parlamentari del Pdl e 4 della Lega. Cinque le assenze nel gruppo misto.

Questo l'elenco completo degli assenti nel Pd: Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capidicasa, Enzo Carra, Lucia Codurelli, Furio Colombo, Sergio D'Antoni, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglione, Dario Ginefra, Gero Grassi, Oriano Giovanelli, Antonio La Forgia, Linda Lanzillotta, Marianna Madia, Margherita Mastromauro, Giovanna Melandri, Lapo Pistelli, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giacomo Portas. I deputati del Pd in missione erano Gianni Farina e Antonio Misiani. Furio Colombo nel seguito della seduta ha protestato perché il suo voto non è stato conteggiato tra quelli contrari ed ha chiesto la correzione del tabulato.

La presidenza del gruppo del Pd alla Camera prenderà "immediate sanzioni" per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto con lo scudo fiscale. In relazione al voto finale,la Presidenza del gruppo Pd della Camera rende noto che la presenza dei deputati democratici è stata dell'88.43% e che "dei 216 deputati erano assenti in 22, in quanto il voto dell'onorevole Colombo, presente in aula, non è stato registrato elettronicamente, ma è stato prontamente segnalato e corretto".

Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera ma "per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni". Pistelli e Lanzillotta hanno precisato di essere a Madrid su incarico del Pd.

A dichiarare astensione è stato in particolare il repubblicano Giorgio La Malfa che ha espresso dissenso per il provvedimento dello scudo fiscale che, ha detto rivolgendosi al ministro Tremonti, "è il segno del fallimento della politica economica" che è in realtà una "politica del giorno per giorno". Per il resto il voto ha ribadito le note posizioni espresse in questi giorni con la maggioranza da una parte e tutte le opposizioni a contestare il provvedimento che ora passa alla firma del presidente della repubblica.

Negativo il giudizio della Cgil. "E' una scelta molto grave, una vera offesa per i contribuenti onesti", ha detto il segretario nazionale Guglielmo Epifani. "E' insieme un condono e un'amnistia, con l'aggravante dell'anonimato che - secondo Epifani - insieme all'impunità per il falso in bilancio e di altri reati penalmente perseguibili, costituisce l'aspetto peggiore del provvedimento: è sbagliato premiare in questo modo chi ha infranto la legge. Grazie all'anonimato di fatto scompare il confine tra capitali leciti, anche se illegalmente esportati, e capitali illeciti tout court. La norma va in senso esattamente contrario alla lotta dall'evasione fiscale".

02 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Napolitano ai partit: "Sono stanco della politica incivile"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha manifestato "una certa nostalgia" per la politica degli anni '50-'60, "tempi in cui non si facevano tanti complimenti, c'erano divisioni ideologiche, ma ci si rispettava, ci si ascoltava, c'era molto rispetto tra avversari".

Napolitano ha fatto l'esempio del clima politico in cui fu approvata la legge sui Sassi di Matera, riconoscendo il contributo di Alcide De Gasperi, del senatore a vita Emilio Colombo (che ascoltava l'intervento di Napolitano) e del parlamentare Michele Bianco che ne fece la ragione della sua vita.

"Si parlava dei Sassi per liberare la gente ci viveva da condizioni di vita primitive. Poi venne l'impegno per far rivivere e riqualificare quelle abitazioni in quella conca che mi fa pensare ad un grande scrittore che ha scritto: 'Profondo è il pozzo del passato". In esso bisogna calarsi con il gusto della ricerca e l'orgoglio della propria identità come si è saputo fare a Matera negli ultimi 60 anni". Adesso, ha aggiunto il capo dello Stato richiamando gli interventi pronunciati prima di lui dal sindaco Buccico, dal presidente della Camera di commercio e da altri oratori, occorre proseguire lo sforzo per la valorizzazione del patrimonio culturale anche come risorsa turistica e come "una prospettiva di sviluppo di Matera e del Mezzogiorno in generale".

A questo punto, Napolitano ha fatto un appello alla consapevolezza dell'importanza di questa risorsa che dovrebbe unire senza riserve cittadini del sud e del nord "come mi è capitato di dire a cittadini del nord, - ha affermato - questo patrimonio è anche il vostro e dell'Italia unita. Dovete esserne orgogliosi anche voi".

02 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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http://www.ilsole24ore.com

2009-10-12

Lo scudo fiscale non esclude

i controlli antiriciclaggio

di Valentina Maglione

12 ottobre 2009

La circolare del ministero dell'Economia

Punto per punto i chiarimenti delle Entrate

La circolare dell'Agenzia delle Entrate

I capitali dalla Svizzera sono obbligati al rimpatrio

San Marino e il rimpatrio: "Il nero c'è, ma qui crea ricchezza" (di Stefano Elli)

Speciale Scudo fiscale

Lo scudo fiscale non cancella del tutto le verifiche contro il riciclaggio di denaro. Anzi: gli intermediari e i professionisti che intervengono nelle operazioni di rimpatrio o di regolarizzazione delle attività conservate illegalmente all'estero devono procedere all'adeguata verifica dei clienti e a registrare i dati.

Non solo: dovranno anche segnalare le operazioni in odore di riciclaggio a Bankitalia quando sanno o sospettano che le attività da far emergere siano il frutto di un reato diverso da quelli coperti dallo scudo (alcuni reati tributari, di falso e il falso in bilancio).

Lo chiarisce la circolare del ministero dell'Economia sull'operatività dello scudo fiscale ai fini antiriciclaggio. Il documento illustra anche i profili che gli intermediari e i professionisti coinvolti nelle operazioni di emersione devono valutare per decidere se far partire la segnalazione.

12 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-11

Scudo fiscale: punto per punto i chiarimenti delle Entrate

10 ottobre 2009

L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sabato il testo della circolare applicativa dello scudo fiscale. Ecco i chiarimenti sui punti più delicati del provvedimento. Il testo integrale del provvedimento, con spiegazioni e approfondimenti, domenica sul Sole 24 Ore in edicola

 

Paesi ammessi alla regolarizzazione

Si può usufruire della regolarizzazione, oltre che per le attività ubicate in Paesi Ue, per quelle localizzate nei seguenti Stati (rileva la localizzazione al 5 agosto 2009):

•Norvegia e Islanda (Stati SEE);

•Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Turchia (Stati Ocse con scambio di informazioni).

E' obbligatorio il rimpatrio dei capitali regolarizzati da paesi come Svizzera, San Marino, Lussemburgo e Liechtenstein

Rimpatrio "giuridico" degli immobili

Si rientra nel rimpatrio anche qualora venga stipulato un contratto di amministrazione di beni per conto terzi con una società fiduciaria italiana. Il bene deve essere consegnato alla fiduciaria, anche senza essere materialmente trasportato in Italia.

Per gli immobili (o altre attività patrimoniali), si può attuare il rimpatrio conferendoli ad una società con sede nel medesimo Stato in cui essi sono ubicati e rimpatriando le partecipazioni nella conferitaria. Occorre che il rimpatrio sia effettuato dal proprietario dell'immobile e che la società possegga solo tale bene.

Termine per l'emersione

Il termine per avvalersi dello scudo scade il 15 dicembre 2009. In presenza di concrete difficoltà nel rimpatrio o nella regolarizzazione di attività finanziarie che comportano operazioni complesse, impedendo, per cause indipendenti dalla volontà dell'interessato, di ultimare l'emersione entro il 15 dicembre 2009, è consentito svolgere tali operazioni successivamente alla scadenza, ma entro una data ravvicinata, purché l'imposta sia comunque versata nel termine di cui sopra.

Valore da indicare nella dichiarazione riservata

Per le attività finanziarie, libertà di scelta tra: costo di acquisto, valore corrente o valori intermedi.

Per le attività patrimoniali: valore compreso tra il costo di acquisto documentato e quello risultante da un'apposita perizia di stima (da non allegare).

La perizia è obbligatoria solo se si sceglie di non indicare il costo risultante dall'atto di acquisto, non è necessaria la perizia.

Obblighi degli intermediari

Non devono essere comunicati all'Amministrazione finanziaria i dati e le notizie inerenti ai conti di deposito che accolgono il denaro e le attività finanziarie rimpatriate.

Permane per l'intermediario l'obbligo antiriciclaggio di segnalazione di operazione sospetta nei casi in cui è a conoscenza o sospetta o ha motivi ragionevoli per sospettare che le attività oggetto della procedura di emersione siano frutto di reati diversi da quelli coperti dallo scudo.

Copertura da accertamenti

La copertura da accertamenti riguarda anche tributi diversi dalle imposte sui redditi.

La copertura da accertamenti riguarda anche quelli di tipo sintetico ("redditometro") nell'ipotesi di contestazione di un maggior reddito anche astrattamente riferibile alle attività emerse (non viene più specificata la condizione di accertamenti derivanti da investimenti effettuati successivamente al rimpatrio).

Per opporre lo scudo, è necessario rendere nota al Fisco la dichiarazione riservata o al momento dell'accesso o entro 30 giorni dalla notifica di un accertamento o di un atto di contestazione.

Effetti preclusivi allo scudo

La copertura dello scudo da accertamenti non opera, per chi è socio di una società di persone o di una associazione, anche in presenza di attività di controllo avviata nei confronti della società partecipata. L'inefficacia della copertura è in questo caso limitata esclusivamente ai redditi imputati per trasparenza dalla società (lo scudo opera invece per accertamenti di redditi differenti).

Inutilizzabilità dello scudo a sfavore del contribuente

Le operazioni di emersione non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, con esclusione dei procedimenti in corso al 4 ottobre 2009 (data della L. 141/2009). Questo divieto (in ambito fiscale) vale non solo per chi ha presentato lo scudo fiscale, ma anche per eventuali società (anche di capitali) di cui egli è "dominus". Ciò non significa che lo scudo del socio vale anche per evitare gli accertamenti della società, ma che la l'esistenza delle somme rimpatriate non può essere utilizzata dal Fisco per avviare attività di controllo sulla società.

10 ottobre 2009

 

 

 

 

Scudo fiscale, la casa per ferie all'estero

va nel modello Unico

10 ottobre 2009

San Marino e il rimpatrio: "Il nero c'è, ma qui crea ricchezza"

"Dai nostri archivi"

Domande & risposte

Scudo fiscale: analisi, documenti e approfondimenti sul Sole 24 Ore in edicola

Lo scudo fiscale si prepara al debutto

Su scudo fiscale e piano casa prove di dialogo tra i poli

Circolari di aprile

È stata pubblicata la circolare applicativa dello scudo fiscale. Sul Sole 24 Ore domani in edicola il testo, l'analisi e i commenti sui dettagli della circolare. Tra le novità emerge come lo scudo metta al riparo dall'inversione dell'onere della prova in base alla quale il contribuente deve dimostrare che le attivitá detenute all'estero in violazione degli obblighi di monitoraggio non sono frutto di evasione fiscale. Inoltre, l'emersione è ammessa anche nel caso in cui le attivitá siano detenute all'estero per il tramite di trust.

Sono 36 i Paesi nei quali "è possibile effettuare la regolarizzazione" in loco dei capitali illegalmente detenuti all'estero. Sono i Paesi collaborativi con l'Italia sotto il profilo fiscale. Nell'elenco pubblicato non figurano nè la Svizzera nè San Marino. Chi ha illegalmente capitali in questi Paesi potrà dunque solo rimpatriarli.

La casa acquistata all'estero anche per solo uso di vacanza "da ora in poi" andrà indicata nella dichiarazione Unico (modulo Rw) non solo se produce redditi imponibili in Italia ma anche se "la produzione dei predetti redditi sia soltanto astratta o potenziale". Stesso discorso vale anche per tutti gli altri beni patrimoniali, come yacht, quadri di valore o gioielli.

10 ottobre 2009

 

 

 

 

 

San Marino e il rimpatrio: "Il nero c'è, ma qui crea ricchezza"

di Stefano Elli

10 Ottobre 2009

La macchina del rimpatrio si è messa in moto anche a San Marino. In apparenza tutto scorre liscio e i banchieri locali affrontano la questione con molta flemma. Ma sono infastiditi, e molto, dal battage mediatico che circonda la Repubblica e il suo sistema finanziario. Pungolandoli e garantendo loro l'anonimato allentano le briglie della riservatezza e parlano. Ciò che emerge è un disappunto reale.

Uno di loro, alla guida di una banca medio piccola sbotta: "Fonti della Guardia di Finanza hanno stimato l'esatto ammontare delle somme giacenti su conti esteri: 125 miliardi sono in Svizzera, 86 miliardi sono in Lussemburgo, soltanto due sono a San Marino. Detto in percentuale, se queste cifre fossero reali (e non si ha ragione di dubitarne) si tratterebbe dello 0,72% del totale. E per lo 0,72% del totale avete criminalizzato uno Stato, e di fatto violato la sua sovranità? Uno scempio giuridico". Sì, ma il nero resta e l'evasione fiscale in Italia è considerata un reato. "Guardi il nero a San Marino c'è, è vero. Ma quello che c'è qui da noi è nero in movimento. Entra ed esce dai confini. È vivo. Va ad alimentare l'economia e del sistema locale. Viene reinvestito.. È denaro che viene usato, speso: soprattutto in tempi di stretta creditizia. Quello della Svizzera, del Liechtenstein, del Lussemburgo? È denaro ibernato. Bloccato. Non serve all'Italia. Non serve a niente e a nessuno. Tranne alle banche locali che ci accumulano commissioni e a coloro che lo sottraggono per andarselo a contemplare nelle feste comandate. In più, lo ripeto, è lo 0,72% del totale".

Nella corsa allo scudo c'è poi da considerare la concorrenza delle banche italiane. Nella cintura riminese si hanno già i primi segnali: le banche italiane sono disponibili a ripagare alla clientela che decide di "scudare" i costi sostenuti per il rimpatrio. Quel famoso 5% se lo caricano loro. Come? Vincolando i fondi in arrivo su conti a remunerazione tale che in tempi medio lunghi vadano a elidere i costi sostenuti per lo scudo.

Un escamotage per intercettare i flussi che, sembra, stia dando i propri frutti. Anche a San Marino, intanto ci si attrezza. Sembra che alcune fiduciarie stiano facendo pressioni stringenti sui clienti per convincerli a non ottemperare allo scudo. E alcuni si stanno convincendo a esportare i quattrini da San Marino verso la Svizzera dove il segreto bancario è considerato più sicuro.

stefano.elli@ilsole24ore.com

10 Ottobre 2009

 

 

 

Scudo fiscale, chi rimpatria fa anche il prezzo

di Renzo Parisotto

6 OTTOBRE 2009

Scudo fiscale: sanatoria anche per case al mare e opere d'arte

Dite la vostra / Come spendereste il gettito dello scudo fiscale?

COMMENTO / Il confine variabile della legalità (di Salvatore Padula)

Negli studi allarme sui tempi (di Serena Riselli e Alessandra Tibollo)

Perché aderire e con quali vantaggi

Domande & risposte

In edicola la guida pratica allo scudo fiscale

L'Abc dello Scudo Fiscale (di Claudio Tucci)

Il valore delle attività da scudare è a scelta del contribuente. Sia che questi voglia fare emergere titoli, case oppure preziosi illecitamente detenuti all'estero, in ogni caso l'importo da indicare nella dichiarazione riservata può essere alternativamente quello di acquisto oppure quello corrente al momento dell'emersione. Solo per il denaro si dovrà tenere conto del valore nominale.

La terza edizione dello scudo fiscale – nel richiamare, confermandole, le precedenti disposizioni contenute nel Dl 350/2001, fa sì che nei confronti dei soggetti che effettuano il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività irregolarmente detenute all'estero in violazione degli obblighi di legge (quadro RW) sia precluso "ogni accertamento d'imposta (...) limitatamente agli imponibili oggetto di rimpatrio (...) di regolarizzazione...".

Assume così fondamentale importanza ai fini della copertura da futuri accertamenti l'ammontare indicato al rigo A5 della dichiarazione riservata approvata con provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate del 14 settembre scorso. Nel dettaglio, questo rigo a sua volta prevede questa casistica: denaro (A1); altre attività finanziarie (A2); beni e diritti immobiliari (A3); altri investimenti di natura non finanziaria (A4).

Denaro

Laddove il contribuente rimpatri/regolarizzi denaro, si ricade in una situazione ottimale con riguardo ai futuri investimenti, fermo ovviamente che essa potrebbe anche risultare da cessioni minusvalenti di precedenti investimenti non oggettivamente rimpatriabili ovvero dal realizzo di strumenti finanziari soggetti a ritenuta d'acconto. La bozza di circolare dell'agenzia delle Entrate evidenzia che nella particolare situazione di contemporanea presenza di scudo e sanatoria dei redditi 2009 l'importo del denaro rimpatriato potrebbe risultare superiore rispetto a quanto riportato nel rigo A5 della dichiarazione riservata proprio per effetto di questi ultimi redditi.

Strumenti finanziari

Ai fini dello scudo, il contribuente può, a sua insindacabile scelta, optare per indicare: il costo d'acquisto; il valore corrente (da individuare con riferimento alla data in cui effettua il rimpatrio/regolarizzazione); un valore intermedio tra i due. In questa fase non è previsto alcun obbligo di documentazione da fornire all'intermediario. È evidente che laddove vi siano strumenti finanziari che hanno perso di valore rispetto al costo di acquisto dei quali il contribuente mantiene tuttora la titolarità giuridica, si dovrà valutare la scelta di utilizzare il costo di acquisto perché nella successiva fase di passaggio al regime di capital gain questo dovrà essere documentato. Così si dovrà confrontare il versamento dell'imposta del 5% su un minor valore corrente e nel seguito l'imposta del 12,5% su una maggiore pusvalenza o viceversa. La scelta non potrà che discendere dalla singola fattispecie e orizzonte temporale dell'investimento.

Anche relativamente agli strumenti finanziari, ovvero a quelli pro tempore detenuti, il contribuente ha la possibilità di sanare – solo in caso di rimpatrio – i redditi incassati nel 2009 secondo le diverse alternative (metodo analitico o metodo forfetario). Non sono, invece, in alcun modo recuperabili eventuali minusvalenze e perdite realizzate nel periodo in quanto, trattandosi pur sempre di redditi conseguiti all'estero, non sono applicabili le regole di tassazione mediante intermediario connesse ai noti regimi del risparmio amministrato e gestito. In presenza di redditi 2009 rivenienti da partecipazioni qualificate in società residenti, la bozza di circolare delle Entrate ricorda come non sia possibile avvalersi di queste modalità di tassazione che dovrebbe, pertanto, avvenire a diretta cura dell'interessato con ciò perdendo in futuro l'anonimato; si attendono le indicazioni delle Entrate sulla riportabilità o meno di eventuali minusvalenze nel frattempo realizzate.

Posto che gli strumenti finanziari rientrano nella previsioni del decreto legislativo 461/97, il contribuente si troverà a dover stabilire, mentre effettua l'operazione di rimpatrio/regolarizzazione, i valori cui gli stessi devono essere "caricati" nel regime dichiarativo-amministrato-gestito. Per questo fine, potrà per ogni singolo strumento scegliere tra: costo d'acquisto (da documentare), valore riportato nella dichiarazione, valore indicato nella dichiarazione sostitutiva prevista dall'articolo 6 del decreto 461. Questi riferimenti sono applicabili - a cura del contribuente - anche nel caso di regolarizzazione. Sarà egli stesso a redigere annualmente la dichiarazione dei redditi.

6 OTTOBRE 2009

 

 

 

 

Scudo fiscale: sanatoria anche per case al mare e opere d'arte

di Chiara Bussi e Rosalba Reggio

5 ottobre 2009

COMMENTO / Il confine variabile della legalità (di Salvatore Padula)

Negli studi allarme sui tempi (di Serena Riselli e Alessandra Tibollo)

Perchè aderire e con quali vantaggi

Domande & risposte

In edicola la guida pratica allo scudo fiscale

COMMENTI / Come spenderesti il gettito dello scudo fiscale?

L'Abc dello Scudo Fiscale (di Claudio Tucci)

DOCUMENTARIO / Scudo fiscale alla ticinese

 

"Egregio signore, possiedo decine di cavalli da corsa in Svizzera e volevo sapere se è possibile rimpatriarli grazie allo scudo fiscale". È il dubbio amletico di un investitore confuso che, a colpi di mouse, chiede consiglio via e-mail a un esperto di private banking del centro Italia. C'è chi, invece, bussa direttamente alla porta della banca e va subito al dunque: "Ho una valigia piena di banconote argentine fuori corso. Posso rientrare nella sanatoria?".

Nella corsa ai saldi delle "indulgenze" fiscali chi si aspettava i soliti peccati ha dovuto fare i conti con l'italica fantasia: a fare ammenda, infatti, con capitali, immobili e portafogli esteri mai dichiarati, enormi fattorie, auto di lusso e opere d'arte. Ma anche storie di un paese che non c'è più: risparmiatori terrorizzati dallo spettro del comunismo sovietico, dagli anni "caldi" dei rapimenti, dalla svalutazione galoppante della lira. Racconti anacronistici, come quello di due anziani signori che, nel timore di essere rapiti, avevano depositato centinaia di milioni di vecchie lire nella cassetta di sicurezza di una banca svizzera. Denaro "fantasma", inaccessibile e improduttivo per decenni, che, prima di rientrare in Italia, dovrà sottoporsi ai raggi X delle leggi anti-riciclaggio.

La finestra, aperta da metà settembre al 15 dicembre, alza il sipario sul terzo atto dello scudo fiscale, che ha appena ricevuto il via libera della Camera e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Rispetto alle due edizioni precedenti - sottolinea Guido Giubergia, amministratore delegato di Ersel - questa volta c'è la percezione che si tratti di una sorta di ultima chiamata per mettersi in regola, perché stanno cadendo tutte le barriere: lo scenario internazionale sta cambiando, grazie a strumenti di controllo sempre più efficaci e alla lotta senza frontiere proclamata dall'Ocse ai paradisi fiscali".

Diversi i profili di chi decide di salire sul treno della "salvezza". "È lo scudo degli anziani e di chi ha già chiuso l'impresa e, stanco di peregrinazioni oltre confine, sceglie la trasparenza", spiega un banchiere. Ma anche il momento della verità per gli "ex indecisi", che non hanno aderito alle sanatorie precedenti perché non si fidavano e temevano, una volta rimpatriati i beni, di essere perseguiti. "Non saranno dunque i grandi evasori ad approfittare di questo strumento – sottolinea Giuseppe Marsi, numero uno di Schroders Italia –, ma tutti coloro che, a fronte di rischi maggiori, perderanno interesse a mantenere nell'ombra parte dei propri tesori". La maggiore preoccupazione diventa così l'esigenza di riservatezza, che spinge i risparmiatori offshore a rivolgersi, nei casi più delicati, a istituti dove non hanno il conto corrente o a gestori privati.

I rimpatri di "liquidità" sono quelli più semplici da trattare: si compila la dichiarazione riservata - spiegano gli operatori - e nel giro di un paio di settimane la procedura si risolve con un bonifico. Le cose si complicano se l'esigenza di emersione riguarda eredità e prodotti finanziari più complessi. Qui entrano in gioco altre variabili e spesso la richiesta di applicare lo scudo si intreccia con drammi e sofferenze familiari. È il caso di amanti vissute per anni nell'ombra, che alla morte del ricco compagno scoprono davanti a un notaio di aver ereditato una fortuna oltreconfine all'insaputa della legittima consorte.

A volte la questione si complica dal punto di vista della procedura. Alcune famiglie facoltose - o affluent, come le definiscono in gergo gli operatori - hanno deciso di affidare il loro patrimonio estero a una fondazione con sede nel Liechtenstein. Uno degli eredi chiede di aderire allo scudo, ma l'amministratore della fondazione non sa se può distribuire la torta. "Stiamo cercando di capire se si può configurare questo patrimonio come crediti, perché altrimenti non si può applicare la misura", sottolinea Daniele Piccolo, vicedirettore generale di Banca Albertini Syz. La manovra consente il rimpatrio anche per quadri di valore, che devono essere conferiti in una società. "A chi chiede l'applicazione per questo tipo di beni - fa notare un addetto ai lavori - chiediamo di valutare con grande attenzione la possibilità di venderli, perché in alcuni casi se si aderisce allo scudo si rischia di imbattersi nelle Belle arti". A causare qualche grattacapo in più per gli attori che gestiscono il rimpatrio sono anche i cosiddetti titoli "illiquidi" non armonizzati, come gli hedge fund, che hanno accumulato perdite in seguito alla crisi finanziaria. "Qui - puntualizza un consulente - l'emersione deve essere gestita da una fiduciaria". Non lineare neanche il percorso di obbligazioni in amministrazione controllata. "Un caso specifico – spiega Nicola Onorati, responsabile private banking del Gruppo MontePaschi – riguarda obbligazioni Lehman detenute all'estero per le quali è stata avviata la procedura "Chapter 11". Gli interessati volevano verificare se, rimpatriando i titoli attraverso lo scudo si perdesse il diritto a insinuarsi nel passivo della società. Un altro cliente, invece, ha presentato l'assegno circolare di una banca estera a lui intestato e non trasferibile chiedendo di aprire un conto "scudato"".

"Candidati" alla sanatoria anche numerosi immobili. Per questi la procedura è più delicata e, in alcuni casi, richiede il ricorso a polizze o società per beneficiare della misura. Per avere certezza sulle procedure, gli addetti ai lavori aspettano la circolare esplicativa dell'Agenzia delle entrate. "In genere chi decide di beneficiare dello scudo – spiega Antonello Di Mascio, responsabile progetto Scudo fiscale di Intesa Sanpaolo Private Banking – ha già deciso la destinazione e l'utilizzo successivo delle somme detenute all'estero". Spesso, infatti, a chiedere la "protezione" sono imprenditori con attività internazionali che hanno accumulato risparmi custoditi nei paradisi fiscali. Una mossa dettata in primo luogo dall'esigenza di liquidità in un momento di difficoltà economica. "Reinvestire capitali in azienda, però – sottolinea un altro operatore – è a rischio zero solo per chi produce bilanci "a prova di ispezione"". Non sono pochi, infatti, gli imprenditori che, per timore di subire controlli in futuro, riportano in patria i capitali facendoli confluire nel patrimonio personale e tenendoli ben separati da quelli dell'impresa.

Lo scudo fiscale rappresenta solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che ha dimensioni ben più ampie. "La scelta, per chi ha finora deciso di mantenere dei beni all'estero, non è solo se aderire o no alla sanatoria – conclude Luca Caramaschi, responsabile private wealth management di Deutsche Bank in Italia – ma riguarda una rilettura generale della gestione dei propri asset". Con la perdita di appeal delle banche svizzere, sempre più orientate a non entrare in rotta di collisione con gli Stati Uniti e a privilegiare la trasparenza, infatti, la strada di chi continuerà a esportare capitali non tassati si orienterà verso "nuove" frontiere. "È il caso dei paradisi fiscali del Far East, per nulla preoccupati di entrare nelle black list dei paesi occidentali: chi sceglierà di esportare ancora denaro, affrontando pericoli crescenti, lo farà solo per grandi capitali". Per gli altri la scelta "obbligata" sarà quella del perdono.

5 ottobre 2009

 

 

 

Il confine variabile della legalità

di Salvatore Padula

5 ottobre 2009

È un po' come spiare l'Italia dal buco della serratura. Vedi gli scaltri e anche i più sprovveduti. È il popolo dello scudo fiscale, o almeno come lo immagini passando attraverso il filtro dei moltissimi quesiti giunti in questi giorni al Sole 24 Ore. Vedi subito i veri evasori, astuti e svelti nel cogliere le migliori opportunità, prima con i capitali "nascosti" oltrefrontiera e ora con la chance di un perdono a buon mercato. E vedi chi con questa storiaccia ha proprio poco da spartire. Semmai, ci è caduto dentro, più per incuria che per slealtà.

C'è chi ha avviato una piccola attività commerciale ai Caraibi e vuole riportare a casa i risparmi. Chi, negli anni settanta, aveva spostato quadri di valore nel caveau di una banca di Chiasso, a poche centinaia di metri dalle rive del lago di Como. Oppure ancora chi, baby pensionato di 51 anni, trascorre ora l'inverno nella sua casa acquistata a Salvador de Bahia, in Brasile, senza averlo mai svelato al fisco nel famigerato quadro Rw del modello Unico, quello che serve per monitorare le attività e le somme di denaro detenute all'estero. Poi ci sono gli eredi, spesso "inconsapevoli". Un giorno ti chiama il notaio e, voilà, la vecchia zia ti ha lasciato un bel gruzzolo su un conto in una banca austriaca, insieme a una cassetta di sicurezza con gioielli e una collezione di orologi antichi. E poi gli appartamenti in multiproprietà in Spagna o in Costa Azzurra e conti bancari rimasti aperti all'estero dopo una vita di lavoro lontano dall'Italia.

Sai bene dei milioni di euro svaniti nel nulla e ricomparsi all'estero dopo complicatissime trame criminal-finanziarie, ma ti imbatti anche in chi chiede se per riportare a casa 9.900 euro in contanti (sì, proprio novemilanovecento) è necessario passare attraverso le maglie della legge: dichiarazione in dogana; appuntamento con la banca; colloqui con commercialista e avvocato; dichiarazione riservata; versamento del 5% per il sospirato perdono.

È un fotogramma, certo. E non appena scorrono i successivi frame, salta fuori il vero volto dello scudo, che - diciamolo in modo chiaro - sarà pure un'operazione opportuna e necessaria, ma non per questo la dobbiamo apprezzare e digerire come se fosse giusta e persino dovuta. E gli esempi li conosciamo. Lo yacht intestato a una società di Jersey, nel canale della Manica; la holding "paradisiaca" che detiene partecipazioni italiane e estere; i titoli in gestione di fiduciarie estere; le società esterovestite; i dubbi sul falso in bilancio o sulle fatture false; e poi infiniti intrecci - da San Marino al Lussemburgo, passando per Monaco - che riportano subito alla dura realtà.

Ma questa è l'Italia. E questo è lo scudo. Mischiati insieme ai troppi furbi trovi tanta ingenuità, gente che "io non ci ho mai pensato", che non sapeva, che non conosceva le regole. Nulla che valga come giustificazione, certo. Eppure, senza scomodare l'etica, una differenza deve pur esserci tra chi si è scoperto evasore per caso e chi ha evaso per scelta.

5 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-04

Scudo fiscale, Napolitano firma: "Obbligato dalla Costituzione"

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"Dai nostri archivi"

Il Governo incassa la fiducia sul correttivo allo scudo fiscale

Doppio ok a manovra e correzioni

Sicurezza, Napolitano: "Chi mi critica non comprende la Costituzione"

Napolitano, segnali di aggravamento della crisi

Via libera del Governo al Ddl. Eluana, è scontro istituzionale

 

Come previsto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto

correttivo al dl anticrisi che contiene la misura dello scudo fiscale. "Non firmare non significa niente", aveva risposto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a un cittadino che nella piazza di Rionero in Vulture (Pz), dove si trovava per un convegno, gli aveva chiesto di non firmare la legge sullo scudo fiscale. Il Capo dello Stato ha spiegato che la Costituzione prevede che la legge possa essere nuovamente approvata e in quel caso lui sarebbe "obbligato" a firmare. "Presidente, non firmi, lo faccia per le persone oneste", ha detto un cittadino a Napolitano, che ha risposto: "Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed è scritto (nella Costituzione, ndr) che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente".

Ieri era stato diffuso un comunicato del Quirinale che dava la notizia del via libera alla promulgazione da parte del Capo dello Stato della legge di conversione del decreto correttivo del dl anticrisi che allarga il raggio d'azione dello scudo fiscale. Nel comunicato si leggeva che in ogni caso le norme sullo scudo fiscale non sono "un'amnistia": "La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti, non é ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109", si legge nella nota del Colle.

Nell'articolata nota il capo dello Stato ha spiegato di aver "esaminato attentamente, seguendone l'intero percorso parlamentare", la legge in questione. Due le osservazioni: la prima sulla collocazione di queste misure, che potevano essere "più correttamente" inserite nel decreto anticrisi già quattro mesi fa, mentre la seconda per ricordare "l'esclusiva responsabilità" del Governo su queste scelte.

3 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Di Pietro: "La firma di Napolitano è un atto di viltà"

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3 ottobre 2009

RADIO24 / Di Pietro, lo scudo è a favore dei mafiosi

"Dai nostri archivi"

Napolitano: "Su Kabul bene il sì dell'opposizione"

Di Pietro alza il tiro, il Pd non scioglie il nodo

Napolitano al governo: "Forti perplessità sul reato di immigrazione clandestina"

Di Pietro contro Napolitano. Il Quirinale: "Espressioni offensive"

Caso De Magistris, interviene Napolitano

 

"Un atto di viltà e di abdicazione". Così il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ha definito la firma da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del dl anti-crisi, trasformato in legge. "Ha detto che non poteva non firmare - ha spiegato Di Pietro intervenendo a Roma al corteo dei precari della scuola- ma è proprio la Costituzione ad affidare al capo dello stato il compito di rimandare le leggi alle camere. Così invece si è assunto lui la responsabilità". Di Pietro, poi, non ha risparmiato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, autore, secondo il leader dell'Italia dei Valori, "del più grosso e malavitoso licenziamento della storia. Questo governo toglie ai poveri per dare ai ricchi e ai furbi", ha concluso.

Molte le critiche alle parole di Di Pietro, sia dalla maggioranza che dall'opposizione. "Le accuse al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a cui va la nostra piena solidarietà, dimostrano che quello di Antonio Di Pietro è un atteggiamento irresponsabile, che manifesta la totale assenza di senso delle Istituzioni e una pervicace volontà di avvelenare il clima politico", ha dichiarato il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini.

"Di Pietro deve smettere di attaccare in maniera intollerabile il presidente della Repubblica" ha affermato Anna Finocchiaro, presidente del Pd al Senato "Si sta passando il segno nei toni delle parole e nel merito. L'operato di Napolitano si attiene scrupolosamente al dettato costituzionale ed è inaccettabile il tentativo di demolire con continui attacchi l'autorevolezza della più alta carica dello stato. C'è in Di Pietro una volontà distruttiva che non si spiega se non con la voglia esasperata di lucrare consensi in maniera demagogica".

"Si tratta di affermazioni che lasciano senza parole, inqualificabili, non consapevoli nè rispettose del ruolo che ha il Presidente della Repubblica nel nostro assetto costituzionale, ruolo che Giorgio Napolitano svolge con grande rigore", ha detto Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale del Pd.

3 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fmi: i problemi dell'Italia

non vengono dalla crisi

3 ottobre 2009

I ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali intervenuti al meeting di Istanbul (Reuters)

Tremonti: l'Italia ha bisogno di riforme strutturali

Derby italo-tedesco per la presidenza della Bce

Fmi e G-7 ribadiscono: crescita c'è ma lenta e fragile

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"Dai nostri archivi"

Fmi: "Disoccupazione Italia al 10,5% nel 2010"

Blanchard (Fmi): "Solo la riforma delle pensioni cambia i conti dell'Italia"

Fmi, Pil Italia -4,4% nel 2009, su debito e deficit. Economia globale in recessione, ripresa nel 2010

Fmi: "Italia in recessione"

Strauss-Kahn: "Sui mercati c'è solo turbolenza"

I problemi dell'Italia vanno ben oltre questa recessione" e dipendono dal "basso potenziale di crescita" dell'economia. La diagnosi è di Ajai Chopra, vice direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto regionale sull'Europa, l'economista ha osservato che "nel corso dell'ultimo decennio" l'Italia ha visto "declinare la produttività, ristagnare i redditi e allargarsi ulteriormente il gap di competitività". Per questo, ha aggiunto, "bisogna agire con molta più forza per affrontare gli impedimenti strutturali alla crescita" che gravano sull'economia italiana.

I nodi strutturali dell'Italia, ricorda il Fondo, si inseriscono in un quadro europeo di "ripresa fragile" nel 2010 che richiede un'azione più incisiva da parte dei governi e le autorità. L'Italia così con lo 0,2% della crescita prevista per il 2010 si raffronta a un +0,5% della stima dell'Unione Europea e dello 0,3% dell'Eurozona. Nel Vecchio Continente, nota Belka, "il credito rimane scarso, la disoccupazione cresce e la crisi ha ridotto il potenziale di crescita dell'Europa".

L'Europa inoltre non potrà più contare sulle esportazioni per ripartire visto che i consumi americani resteranno stagnanti e l'Asia, seppure in crescita, non colmerà tale gap. Infine il problema del deficit e del debito che nei paesi europei sono schizzati a seguito delle misure anti crisi. Il Fondo ripete come per ora le misure vanno mantenute ma che occorre pensare al loro ritiro. "In genere - spiega il vice direttore per l'Europa Ajai Chopra - un taglio delle spese deI conti pubblici ha un effetto più duraturo ma in alcuni casi, come ad esempio la Spagna, sono necessari anche aumenti delle tasse".

Gli scudi fiscali? Strumenti da utilizzare "solo per disperazione" e che diminuiscono la loro efficacia all'aumentare della loro frequenza. Il capo del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale, Marek Belka, ha un'opinione precisa sugli strumenti per far rientrare dall'estero i soldi evasi al fisco come quelli adottati da Italia e Regno Unito. Belka ha risposto così sullo scudo fiscale: "Il Fondo Monetario Internazionale non ha una specifica opinione al riguardo. Quello che penso io come ex politico ed ex regolatore è che più gli interventi sono frequenti e meno sono efficaci. Se uno ricorre a tali misure lo deve fare solo in circostanze eccezionali. Le amnistie fiscali vanno adottate solo per disperazione".

3 ottobre 2009

 

 

 

 

Tremonti: l'Italia ha bisogno di riforme strutturali

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3 ottobre 2009

 

L'Italia ha bisogno di riforme e Giulio Tremonti non ha dubbi: la prima da attuare è il federalismo fiscale. Intervenendo alla conferenza stampa conclusiva del G7, Tremonti, commentando le affermazioni dei responsabili del dipartimento europeo del Fmi sulla necessità di riforme strutturali per il Paese ha risposto così: "Non ho letto il comunicato e riconosco che l'Italia ha bisogno di riforme. Per noi la riforma fondamentale è il federalismo fiscale. L'Italia è un Paese troppo duale: il nord e centro Italia sono più sviluppati della media europea e il meridione d'Italia meno sviluppato. Noi crediamo che i termini di efficacia di moralità di responsabilità e di trasparenza il federalismo fiscale sia fondamentale".

Tremonti riconosce che lo scudo fiscale "è una extrema ratio", ma spiega come, dallo studio delle analoghe misure e delle legislazioni di altri Paesi, "il grado di copertura penale offerta è superiore, a volte in modo ipocrita" rispetto allo scudo italiano, che inoltre ha costi più elevati.

Parlando alla conferenza stampa finale del G7, Tremonti ha ricordato come l'Italia sia "un Paese strano dove non ci sono banche al Sud e ci sono 21 banche a Lugano". La misura, ha ricordato, porterà a "meno capitali disonesti fuori e a un uso più onesto dei capitali a favore del bilancio pubblico". Per quanto riguarda i costi dello scudo, il ministro ha ammonito come si faccia "confusione fra capitale e interessi" su cui grava un'aliquota del 50%. "Certo comunque che è una misura una tantum che viene fatta in altri paesi - ha argomentato - noi seguiamo il modello Ocse".

3 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-02

L'allarme di Dna e Procure: laverà i narco-fondi

di Roberto Galullo

2 Ottobre 2009

Lo scudo fiscale rischia di lavare miliardi che le cosche tengono non solo all'estero ma soprattutto in Italia. Lo denuncia la Direzione nazionale antimafia (Dna) che critica il provvedimento del governo. E dal palazzo della Dna filtra anche il sospetto che il testo sia volutamente ambiguo sugli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette.

Il primo a esporsi è il sostituto procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna che accende i riflettori sulla cancellazione, di fatto, degli obblighi di segnalazione per banche, intermediari finanziari e professionisti, svelando un aspetto finora rimasto nei corridoi del palazzo di Via Giulia. "Qualunque cosca, clan o 'ndrina – scandisce Cisterna – che abbia liquidità, farà presentare agli sportelli creditizi un proprio prestanome di fiducia e chiederà di aprire uno o più conti correnti dichiarando di aver rimpatriato i capitali dal paradiso fiscale X o Y. La banca o l'intermediatore finanziario non hanno infatti l'obbligo di verificare che effettivamente quelle risorse siano frutto di un rimpatrio. Motivo per il quale da domani Cosa Nostra, 'ndrangheta, Casalesi o mafie straniere che hanno messo radici in Italia e che si avvalgono di fior di professionisti, potranno pianificare la verginità di immense risorse. Senza dimenticare che le varie mafie potranno comunque lavare anche i soldi effettivamente congelati nei paradisi fiscali, prelevati dai conti correnti accesi lì e riportati sotto forma di contanti in Italia. Ma lei lo sa che con il precedente scudo fiscale ci furono teste di legno dei boss che si presentarono allo sportello con milioni in contanti?"

La liquidità è una costante delle cosche. È tutto fuorché un problema per chi – legato spesso a tradizioni rurali – preferisce ancor oggi avere ingenti risorse pronte per l'uso. Pochi anni fa, in un'intercettazione telefonica, il magistrato antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri ascoltò una conversazione tra due boss della 'ndrangheta che si divertivano come matti a ricordare che una montagna di soldi era letteralmente marcita perché avevano dimenticato il luogo in cui avevano sotterrato le banconote.

Cisterna ricorda che – anche a dar per buona l'interpretazione secondo la quale l'obbligo di segnalazione rimane per i reati legati alla criminalità organizzata – non c'è da sperare che le banche alzino le antenne. "Pochi sanno – dichiara Cisterna – che in occasione del primo scudo fiscale le segnalazioni sospette furono meno di cento. Volete dirmi come può un operatore risalire alla provenienza delle risorse coperte da scudo?".

Roberto Scarpinato, procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, aggiunge altre preoccupazioni. "Non bastasse il guaio dell'obbligo cancellato di segnalare le operazioni sospette – dice – per motivi tecnici che per una ragione o per l'altra durano dal 1991, procure e forze dell'ordine non hanno ancora la possibilità di accedere all'Anagrafe centralizzata dei rapporti finanziari. L'Anagrafe nella quale, a causa di una circolare del 2007 non richiamata espressamente dal decreto legge, cadrebbe anche l'obbligo di segnalare i nominativi dei soggetti che hanno fatto ricorso allo scudo fiscale. Sarà dunque impossibile, ammesso e non concesso che un giorno avremo accesso alla banca dati, avere a disposizioni queste informazioni vitali per la lotta ai patrimoni dei mafiosi". Per Scarpinato non sarebbe, oltretutto, neppure sufficiente che i soggetti "scudati" fossero semplicemente segnalati all'Anagrafe. "Ci vorrebbe – conclude – un codice convenzionale attraverso il quale riconoscerli tra i milioni di persone i cui nomi vengono comunicati alla banca dati".

In questo clima di denuncia cresce l'attesa per le eventuali circolari che potrebbero fare chiarezza su queste zone grigie che, se confermate, creerebbero per i mafiosi quella che Scarpinato definisce una "barriera di invisibilità totale".

2 Ottobre 2009

 

 

L'abc dello Scudo Fiscale

di Claudio Tucci

30 settembre 2009

Si allarga il raggio d'azione dello scudo fiscale. Vale anche per i redditi realizzati da soggetti che detengono partecipazioni di controllo o di collegamento in società estere e nelle procedure di regolarizzazione e rimpatrio dei capitali, salta l'obbligo di segnalazione, da parte dei professionisti, di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio. Si accorcia, poi, sottolinea il decreto legge correttivo della manovra anticrisi 2009, in corso di conversione alla Camera, il termine finale entro cui aderire all'emersione: 15 dicembre 2009, anziché 15 aprile 2010. Si allarga, invece, la maglia dei "premi" collegati alla presentazione della "dichiarazione riservata". Accanto ai reati di infedele e omessa dichiarazione, il ritorno alla legalità comporta, pure, l'estinzione di reati come il falso in bilancio, l'occultazione o distruzione di documenti, le false comunicazioni sociali, le dichiarazioni fraudolente. E agli agenti del Fisco viene preclusa, anche, ogni attività di accertamento tributario e contributivo su imponibili e periodi d'imposta oggetto di rimpatrio o regolarizzazione.

Ma non ci sono solo norme fiscali nel decreto correttivo all'esame di Montecitorio. Le nuove disposizioni introducono, pure, "il concerto" da parte del ministero guidato da Stefania Prestigiacomo nell'iter decisionale per la realizzazione di interventi relativi a trasmissione, distribuzione e produzione di energia. Inoltre, l'attuale amministratore delegato della società Stretto di Messina non sarà più automaticamente nominato commissario straordinario della stessa società. E arrivano, pure, chiarimenti sull'attività di repressione della Corte dei Conti. L'attività istruttoria in caso di azione per danno erariale potrà iniziare solo a fronte di specifica e concreta notizia di danno. Mentre si può esperire l'azione di "danno all'immagine" esclusivamente nel caso di sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata nei confronti del dipendente pubblico per delitti contro la pubblica amministrazione. Ecco in sintesi, tutte le novità contenute nell'unico articolo del decreto correttivo alla manovra anticrisi 2009.

Corte dei conti (articolo 1, comma 1, lettera c). Viene soppressa la definizione di "danno erariale" e si prevede che le procure dell'organo contabile possano iniziare l'attività istruttoria (nella formulazione originaria ci si riferiva all'esercizio dell'azione) ai fini dell'esercizio dell'azione di danno erariale a fronte di specifica e concreta (non più precisa) notizia di danno. Viene, dunque, meno, ai fini dell'avvio dell'istruttoria, la limitazione ai casi di danno cagionato per dolo o colpa grave, anche se, vengono, comunque, fatte salve le fattispecie direttamente sanzionate dalla legge. Novità, poi, sul fronte "danno all'immagine". Mentre, da un lato, si conferma l'esercizio dell'azione solo nel caso di sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata nei confronti del dipendente pubblico per delitti contro la pubblica amministrazione, dall'altro, si introduce la previsione di una sospensione del termine di prescrizione di 5 anni: il termine non decorre infatti in pendenza del procedimento penale nei confronti dell'autore dell'atto o comportamento da cui sia derivato il danno all'immagine. Questo significa che quando il danno all'immagine a una pubblica amministrazione è declinabile, anche, come danno erariale, il processo contabile sul danno erariale diverso da quello all'immagine potrà svolgersi immediatamente. Mentre quello concernente il profilo dell'immagine della pubblica amministrazione potrà essere avviato quando la sussistenza del reato sarà dichiarata da sentenza penale definitiva. Infine, si limita l'esclusione della gravità della colpa, con riferimento alla responsabilità contabile, ai soli profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo.

Reti di energia (articolo 1, comma 1, lettera a, numeri 1 e 2). Si introduce il concerto, anche, del ministero dell'Ambiente nella procedura di individuazione degli interventi relativi a trasmissione, distribuzione, produzione di energia, per i quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere effettuati con mezzi e poteri straordinari. Chiarito, inoltre, che l'intesa con regioni e province autonome è necessaria solo per gli interventi relativi alla produzione dell'energia. Nel rilascio delle autorizzazioni e nella realizzazione degli interventi individuati, bisognerà rispettare tutti i termini, sia quelli previsti dalla legge che quelli più brevi (mai, comunque, meno della metà di quelli previsti dalle norme) eventualmente fissati dal commissario governativo. In caso di inerzia, il commissario può interviene, con poteri sostitutivi.

Società Stretto di Messina (articolo 1, comma 1, lettera a, numero 3). Salta la norma prevista dalla manovra estiva 2009 che nominava, automaticamente, commissario straordinario della società Stretto di Messina l'attuale amministratore delegato Pietro Ciucci. Si dovrà, ora, provvedere alla nomina di un nuovo commissario. Resta, invece, fermo l'incarico che dovrà portare avanti il commissario governativo: approvare senza troppi indugi gli atti necessari per consentire la ripresa delle attività e l'inizio dei lavori dell'importante (e discussa) opera pubblica.

Scudo fiscale "allargato" (articolo 1, comma 1, lettera b). Nuove modifiche alla disciplina fiscale introdotta quest'estate, che consente, attraverso il pagamento di un'imposta straordinaria, la regolarizzazione ovvero il rimpatrio delle attività finanziarie e patrimoniali esportate o detenute al 31 dicembre 2008, in violazione degli obblighi valutari e tributari sul monitoraggio fiscale. La prima novità riguarda l'ampliamento dell'ambito soggettivo di applicazione dello scudo, che, ora, si accosta, anche, alle imprese estere controllate o collegate. In questa ipotesi, gli effetti dell'emersione si producono in capo ai soggetti partecipanti limitatamente agli importi oggetto di rimpatrio o regolarizzazione. Sono considerate "imprese controllate", per esempio, le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria, come, pure, le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria. O, ancora, in caso di società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con essa. Sono, invece, considerate "collegate" le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole. L'influenza si presume quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la società ha azioni quotate in mercati regolamentati. Per quanto riguarda, poi, il requisito della residenza, la legge prevede che deve sussistere per il periodo d'imposta in corso alla data di presentazione della cosiddetta "dichiarazione riservata", e non necessariamente nei periodi d'imposta precedenti. Si chiarisce, inoltre, che l'emersione di attività è ammessa anche nel caso in cui tali attività siano intestate a società fiduciarie o siano possedute dal contribuente per il tramite di interposta persona (come in ipotesi di trust revocabili, dove l'operazione di emersione deve essere effettuata dal disponente). Resta invariato, invece, il principio che per le attività detenute in Paesi diversi da quelli appartenenti alla Ue o allo See è ammesso il solo rimpatrio ed è esclusa la semplice regolarizzazione. Altra novità importante introdotta dal decreto correttivo riguarda l'arco temporale entro il quale aderire all'emersione. Per l'operazione di rimpatrio, le attività devono essere depositate presso l'intermediario italiano (banche, Sim, poste, società fiduciarie e similari) entro il termine ultimo fissato al 15 dicembre 2009 (e non più, come prima, 15 aprile 2010). Sempre entro il 15 dicembre debbono essere, analogamente, presentate le dichiarazioni riservate. Grazie, poi, a un emendamento approvato dal Senato, è stato precisato che le operazioni di regolarizzazione e di rimpatrio non comportano l'obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio. Si chiarisce, inoltre, che gli effetti del rimpatrio o della regolarizzazione decorrono dal momento dell'effettivo pagamento dell'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali. Novità in arrivo, poi, sul fronte dei "premi" per chi decide di rimpatriare i propri capitali. L'operazione di emersione comporta effetti estintivi delle violazioni di natura tributaria e previdenziale ed estingue le relative sanzioni amministrative relativamente agli importi dichiarati, con riferimento ai periodi d'imposta per i quali non sono ancora scaduti i termini per l'accertamento. E', pertanto, preclusa l'attività di accertamento tributario e contributivo limitatamente ai periodi d'imposta e agli imponibili che sono oggetto di rimpatrio o regolarizzazione. Inoltre, per via di modifiche ad hoc apportate dal Senato, l'emersione comporta effetti estintivi, oltre che per i reati di infedele e omessa dichiarazione, pure, per altri reati, come il falso in bilancio, occultazione o distruzione di documenti, false comunicazioni sociali, dichiarazioni fraudolente. Da segnalare, ancora, come i dati e le notizie comunicati dal contribuente agli intermediari per l'operazione di rimpatrio o di regolarizzazione non possono costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in via autonoma o addizionale, in ogni sede amministrativa o giudiziaria. Il Senato ha, poi, specificato che la sede giudiziaria nella quale tali dati non possono essere utilizzati a sfavore del contribuente è quella civile, amministrativa e tributaria. Ovviamente, per quei procedimenti

successivi alla data di entrata in vigore della legge anticrisi, ovvero dal 5 agosto 2009. Lo scudo fiscale, invece, non darà nessuna copertura per i procedimenti penali in corso al 5 agosto 2009.

30 settembre 2009

 

 

Scudo fiscale, Napolitano firma sabato: "Le norme non sono un'amnistia"

2 ottobre 2009

Le norme sullo scudo fiscale non sono un'amnistia. Così il comunicato del Quirinale che dà notizia del via libera alla promulgazione da parte del Capo dello Stato della legge di conversione del decreto correttivo del dl anticrisi che allarga il raggio d'azione dello scudo fiscale. "La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti, non é ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009, n. 109", si legge nella nota del Colle.

Nell'articolata nota il capo dello Stato spiega di aver "esaminato attentamente, seguendone l'intero percorso parlamentare", la legge in questione. Due le osservazioni: la prima sulla collocazione di queste misure, che potevano essere "più correttamente" inserite nel decreto anticrisi già quattro mesi fa, mentre la seconda per ricordare "l'esclusiva responsabilità" del Governo su queste scelte. Il Capo dello Stato firmerà domani il provvedimento. La scelta di offrire subito le motivazioni della decisioni è stata dovuta a ragioni di trasparenza e chiarezza.

Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro si dice amareggiato. "Prendiamo atto della straordinaria

rapidità con la quale il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto "salva ladri" con cui questo governo Berlusconi ha voluto garantire l'impunità ai peggior criminali d'Italia".

2 ottobre 2009

 

Via libera al decreto che amplia lo scudo, bagarre in aula

2 ottobre 2009

Da oggi in edicola la guida pratica allo scudo fiscale

COMMENTI / Come spenderesti il gettito dello scudo fiscale?

L'allarme di Dna e Procure: laverà i narco-fondi (di Roberto Galullo)

RADIO24 / Di Pietro, lo scudo è a favore dei mafiosi

RADIO24 / Bocchino: lo scudo crea ricchezza e occupazione

L'Abc dello Scudo Fiscale (di Claudio Tucci)

 

Via libera dell'aula della Camera al decreto correttivo del decreto anticrisi che amplia il raggio d'azione dello scudo fiscale. Dopo una mattinata difficile, nel quale il Governo è stato battuto su un ordine del giorno dell'Idv, l'aula della Camera ha varato il provvedimento con 270, 250 no e 2 astenuti. Nel provvedimento lo scudo fiscale con un ombrello per i reati tributari e societari come il falso in bilancio, le correzioni sulla Corte dei Conti, la restituzione al ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo delle sue competenze in materia di energia. Modifiche anche alle disposizioni sulla nomina del commissario straordinario per il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il Governo è stato battuto su un odg dell'Italia dei valori sulla Corte dei Conti. Questa mattina il Governo è stato battuto in aula alla Camera su un ordine del giorno dell'Idv al quale era stato dato parere contrario da parte del sottosegretario Giorgetti. L'ordine del giorno, firmato da Pino Pisicchio (Idv), è stato approvato prima della bagarre esplosa in aula: impegna il governo a "valutare" se l'indicazione per cui l'avvio di una indagine da parte della Corte dei Conti solo a fronte di "specifica e concreta notizia di reato" non possa "dispiegare effetti negativi per il buon andamento dell'attività della magistratura contabile".

Bagarre in aula: l'Idv accusa maggioranza e premier. Durante le votazioni sugli ordini del giorno in aula è bagarre. È stata sospesa la seduta dopo che Francesco Barbato (Idv) ha lanciato accuse alla maggioranza e al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, perché starebbero "aiutando la mafia con atti legislativi" e sarebbero mafiosi. Dure proteste dai banchi del centrodestra per l'intervento di Barbato ma anche per la gestione della seduta da parte del vicepresidente della Camera che presiedeva, Rosy Bindi. Secondo Italo Bocchino, vicepresidente del gruppo Pdl, le parole di Barbato configurerebbero un reato e la vicepresidente non sarebbe intervenuta con la dovuta fermezza. Dopo una breve sospensione la seduta é ripresa con la presidenza di Gianfranco Fini. Dopo aver definito "ineccepibile la conduzione dei lavori da parte del vicepresidente Bindi che in modo inequivocabile ha applicato alla lettera il nostro regolamento", il presidente della Camera ha annunciato che "l'Ufficio di presidenza valuterà l'oggettiva gravità di quanto detto dall'onorevole Barbato e deciderà in quella sede eventuali necessari provvedimenti disciplinari". Antonio Borghesi (Idv), nel corso delle dichiarazioni di voto, ha detto che il governo si macchia di "favoreggiamento a favore degli evasori fiscali, dei corruttori, della criminalità organizzata: è un'amnistia ben più grave dell'indulto che fu approvato qui" nel 2006. E ha lanciato un ultimo appello a Napolitano. "Ci rifletta perché in questa sede si sta approvando un'amnistia mascherata che avrebbe bisogno di maggioranze previste dalla costituzione. Il capo dello Stato rappresenta tutti gli italiani e in particolare gli italiani onesti che oggi sono presi in giro dal governo". (N.Co.)

2 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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